ROMA – Modigliani, Man Ray, Guttuso e molti altri esposti alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma. La mostra in questione è formata da 130 opere di grande qualità del 900 e tratta del tema del corpo femminile nell’arte.
Racconta tutto Claudia Colansanti in un articolo apparso sul Fatto Quotidiano
“A prima vista può apparire come un pretesto. Un tema – la seduzione del corpo femminile nell’arte – non proprio di primo pelo. Così non è, invece, nella reinvenzione di questo itinerario per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (130 opere di grande qualità del 900), che la curatrice Barbara Tomassi ha rintracciato nei depositi del museo ordinando il caos di decennali catalogazioni. La sua selezione, curiosa – e a tratti spiritosa – definisce una linea assimilabile alla provocatoria lettura di Jean Baudrillard, secondo il quale la seduzione non appartiene alla sfera della natura, ma a quella dell’artificio e a quella del segno e del rituale. A far partire l’itinerario è, non a caso, un eccellente Nudo sdraiato del 1918, di Amedeo Modigliani, autore simbolo dei ritratti femminili fra i più sensuali del mondo. Si prosegue con un Severini del 1942 (che somiglia al Matisse delle camere arabescate) e alla serie folgorante di nudi fotografici di Man Ray, dotati di un erotismo sobrio e nervoso. Nella sezione successiva colpisce la pittura raffinatissima dei dimenticati Luigi Montanarini e Renato Birolli, dove la voluta sfaldatura delle zone pittoriche inizia a disintegrare il corpo femminile in tenui blocchi di colore che portano l’arte all’inizio dell’astrazione. In questo universo Anni 40 – tutto sagome femminili abbondanti – si inserisce Le ragazze di Palermo di Renato Guttuso: quattro donne colorate, ansiose e terrorizzate, si agitano su uno sfondo neutrale. Subito dopo arriva inesorabile la frattura: con un Prampolini futurista (1947) e i surrealisti”.
“La figura tradizionale si sfalda e la donna si trasforma in un caleidoscopio di orecchie, occhi (anche di vetro), mani e labbra, esplose nei modi più variegati. Un minuscolo e superlativo Joseph Cornell del 1930 – insieme con un disegno di Dalì e alle ilari sculture di Leoncillo – chiude le cinque sezioni del binomio donne e seduzione, sempre mutevole e, proprio per questo, risorsa creativa e concreta per artisti insospettabili, ormai prossimi alla contemporaneità. Una volta usciti ci si accorge che non solo il tema non si è esaurito ma prosegue in una lettura a ritroso, con illustri artisti ottocenteschi (e poi quasi contemporanei), nelle sale permanenti del museo. Primo su tutti l’immenso ferrarese – sottovalutato – Giovanni Boldini: la marchesa Casati, il cui vestito davvero anticipa Pollock, ed anche il celebre ritratto di Verdi impresso sulle vecchie amate 1. 000 lire. E ancora Balla e Depero, gli internazionali Segantini, Van Gogh e Il Klimt delle Tre età (1905)”.
“L’eccellente Wildt e i numerosi Medardo Rosso. E le sale di De Chirico e Burri, Fontana, Duchamp e la sala gloriosa di Pino Pascali allestita dalla Bucarelli nel 1973. È l’ultimo sabato pomeriggio di maggio: i visitatori si contano sulle dita di una mano e mancano anche gli over 65, che ancora non pagavano il biglietto. Non siamo a Pompei, dove tutto crolla e mancano i servizi, né a Messina dove languono due immensi Caravaggio circondati da laterizi (di cui nessuno conosce l’esistenza). Siamo nella Capitale d’Italia, in un museo Nazionale che non fa una piega, zeppo di capolavori.”