ROMA, 27 LUG – Il rosso e il celeste sulle pareti sono ancora vivi e tra disegni di porticati e fregi rivelano che i romani intuirono la prospettiva gia' secoli prima del Brunelleschi. Al di la' di una porta ermeticamente chiusa, quasi ''sotto vuoto'', brillano poi i paesaggi affrescati da Fabullo nella Sala delle maschere. Ma basta cambiare direzione e a svettare sono le impalcature della Sala Ottagona che tentano di sostenere e salvare quel che la mano umana, a cominciare da Traiano, ha ripetutamente trasformato e messo in pericolo. In superficie, cespugli incolti e qualche senzatetto che dorme incurante degli archeologi.
In pochi metri si riassume il presente della Domus Aurea, chiusa al pubblico dal 2006, divisa tra un passato di crolli, infiltrazioni e saccheggi e il destino degli scavi che dovrebbero liberarla dal peso del terrapieno dei giardini di Colle Oppio (7 tonnellate al metro quadro). Un progetto da 35 milioni di euro per il quale una delegazione del PD, dopo le polemiche e le denunce dei giorni scorsi, ha voluto oggi un sopralluogo con il senatore Andrea Marcucci, ex sottosegretario ai beni culturali, e il responsabile cultura e informazione del partito Matteo Orfini, per capire come sia la situazione, dopo 5 anni di commissariamento.
Al momento qui sono concentrate risorse e competenze del Comune, della soprintendenza archeologica della citta', del Ministero dei Beni Culturali, del Commissario, dell'Istituto superiore di conservazione e restauro, delle universita' di Roma e Venezia e del CNR. Un pullulare di cantiere e di multidisciplanerieta', per una corsa contro il tempo che oggi ha anche una prima data: ottobre, quando partiranno i lavori di ''scalottamento'' della parte orientale entro i quali bisognera' mettere in sicurezza tutto cio' che e' sotto. Un'operazione che dovrebbe rivelare un piano superiore della Domus, testimoniato anche dagli scavi degli anni '70 dell'allora sovrintendente Laura Fabrini.
''I 35 milioni – spiega il commissario Luciano Marchetti – serviranno per scavi e copertura solo di quest'area e non per il restauro degli affreschi''. L'operazione, aggiunge Anna Maria Moretti, sovrintendente archeologico di Roma, ''e' votata all'ottica della flessibilita''', perche' in realta' nessuno sa esattamente cosa si trovera'. Ne qui ne' dentro, perche' ''a oggi conosciamo solo un quinto della Domus'', prosegue il commissario, che a seconda dei risultati degli scavi prevede coperture in massetto o intercapedini. Una volta richiuso, si ripristinera' l'area verde in ''un'atmosfera simile alle terme traianee''.
All'interno intanto, nel groviglio di gallerie, si indaga, si lavora alle strutture, l'ISCR studia due ambienti sigillati dall'86 per ipotizzare un futuro di fruizione ''controllata'', la sovrintendenza mette in salvo affreschi. Ma l'impressione e' di un lavoro di cui, data l'imponenza della Domus, non si conosce l'arrivo ma solo, alcune, urgenze. ''Il quadro è estremamente complicato con tante variabili aperte – commenta Marcucci – Apprezziamo la professionalita' di chi sta lavorando e attendiamo i risultati dei prossimi mesi per capire il programma complessivo e la volonta' del ministero sugli investimenti''.
''Finche' prevalgono le ragioni della tutela siamo tranquilli – aggiunge Orfini – Ma non si puo' pensare che la Domus Aurea viva di stenti o che si impieghino decenni per restauri e messa in sicurezza. In questo c'e' la responsabilita' del governo e il ruolo irresponsabile del comune di Roma che non si e' fatto carico ne' della parte che li riguarda ne' di trovare risorse''.
