Dopo le elezioni i seggi sono ripartiti tra i partiti secondo la percentuale delle schede votate, senza tenere conto di chi si è astenuto: quindi chi si astiene “regala” comunque seggi alle liste che hanno ottenuto più preferenze e il suo “non voto” si rivela privo di efficacia da un punto di vista rappresentativo. In un articolo pubblicato su La Stampa, Michele Ainis paragona questo meccanismo a quello dell’8 per mille devoluto ogni anno alla Chiesa cattolica da chi non indica il beneficiario nella dichiarazione dei redditi.
«C’è un 8 per mille che doniamo ai signori dei partiti. E per lo più senza saperlo né volerlo, come succede per la Chiesa. Anche in questo caso il trucco c’è, ma non si vede. Però mentre il giochino inventato da Tremonti (e messo poi nero su bianco in una legge del 1985) ha via via innescato un fiume di proteste, qui invece tutti zitti, non ci accorgiamo nemmeno del raggiro…» […]