
ROMA – Blitz quotidiano vi propone come articolo del giorno “Nelle trincee in cui da 25 anni il Paese lotta per la sua indipendenza” di Roberto Travan per La Stampa.
Marut racconta che nel โ45 il nonno ha combattuto i tedeschi, uno zio negli Anni 80 i taleban in Afghanistan, il padre nel โ92 gli azeri in Nagorno Karabakh, il suo Paese. E lui ora – la mimetica sbiadita, la baionetta nel cinturone e una laurea in tasca – da due anni รจ al fronte contro lโAzerbaigian. La storia di Marut รจ simile a quella di molti da queste parti. โQui tutti hanno combattuto per difendere la nostra terra, le nostre montagneโ spiega imbracciando un Kalashnikov cosรฌ malconcio che sembra aver fatto tutte le guerre che racconta. Marut e i suoi compagni – soldati di leva poco piรน che ventenni, visi smagriti, capelli rasati, pelle cotta dal sole – sono allโombra dei sacchi di sabbia. Si riparano dai cecchini e dal caldo asfissiante. E scacciano come possono gli insetti, la nostalgia di casa, il tempo che non passa mai. Cโรจ anche chi chiude gli occhi e prega nella cappella improvvisata tra i reticolati, coperta di polvere, santini stropicciati, lumini spenti. I nemici sono invece lร , a una manciata di metri dal filo spinato, oltre i campi minati, in fondo alla terra di nessuno. โUn paio di settimane fa hanno ucciso uno dei nostriโ ricorda Marut indicando la feritoia sottile pochi centimetri in cui si รจ infilato il colpo mortale.
Il fronte – lungo centinaia di chilometri – segue tutto il confine con lโAzerbaigian, dallโIran fino allโArmenia. ร solcato da trincee torride dโestate che lโautunno trasforma in pantani umidi e lโinverno in ricoveri gelidi battuti dal vento e dai mortai nemici. Guerra di posizione, di logoramento. Guerra dimenticata combattuta da quasi venticinque anni e per chissร quanto tempo ancora. Perchรฉ la pace quassรน รจ sempre distante, eternamente appesa a un filo, a un passo falso, una frase di troppo. LโAzerbaigian rivuole la sua provincia, il Nagorno Karabakh la sua libertร , e questo fragile equilibrio (a volte non si spara per mesi, poi, allโimprovviso, i combattimenti riprendono furiosi…) continua a costare milioni di dollari per gli armamenti. E vite umane, ovviamente, una decina solo questa estate.
Tutto รจ iniziato alla fine degli Anni 80 con il crollo dellโUnione Sovietica che settantโanni prima aveva regalato questa regione dellโArmenia cristiana allโAzerbaigian musulmano. Nel โ91 il referendum per riottenere lโindipendenza scatenรฒ il conflitto che in due anni causรฒ trentamila morti, migliaia di feriti, quasi un milione di profughi e Dio solo sa quanti dispersi. Decine di villaggi vennero rasi al suolo, i ponti sbriciolati, chiese e moschee ridotte in macerie. โFu guerra etnica, non religiosaโ sostengono in molti, da una parte e dallโaltra. โSiamo lโultimo caposaldo per difendere lโEuropa cristiana dallโassalto dellโIslam. La Russia lโha capito, voi no…โ ripete un ufficiale sgranando il rosario fra le dita (…).
