Folli parte dalla promozione del giudice Mesiano, «occasione per un un attacco concentrico al magistrato e ovviamente allo stesso Csm» per fare un’analisi degli equilibri di potere in Italia.
« Leggi o leggine “ad hoc” devono passare sulla scrivania di Giorgio Napolitano e l’atmosfera tra il Quirinale e Palazzo Chigi è quella che conosciamo. Sulla carta, una maggioranza determinata può costringere il presidente della Repubblica ad accettare un provvedimento rifiutato in prima istanza. Ma una simile procedura moltiplicherebbe le tensioni e ci porterebbe di nuovo a sfiorare la crisi istituzionale. Fino a quando la vita pubblica potrebbe sopportare un contrasto così aspro e soprattutto privo di sbocchi prevedibili?» continua Folli che infine si chiede cosa succederà in futuro in tema di alleanze al governo.
« Ma domani cosa accadrà? Bossi è prudente, anche perché il suo elettorato potrebbe non gradire i rischi di un’avventura estrema al solo scopo di salvare il premier. Quanto a Fini, il presidente della Camera è favorevole alla separazione delle carriere dei magistrati, ma contrario a subordinare i pubblici ministeri al potere esecutivo. Per ora è solo un segnale, ma abbastanza chiaro. Come l’invito a cercare maggioranze larghe in Parlamento se si vuole correggere la Costituzione. Segnali, appunto. Ma sufficienti a far capire a Berlusconi che nulla è più scontato nel centro-destra».