Bernardo Valli esce dal coro abbastanza acritico dei giornali italiani tutti schierati contro Gheddafi: l’amicizia con Berlusconi lo ha contaminato e su quell’altare si sacrifica anche il buon senso. L’indignazione è la molla che spesso fa agire gli intellettuali italiani, è un sentimento che costa poco, si scarica facilmente e non lascia strascichi né impegni. Discende dal moralismo, che è un nobile e aristocratico sentimento, specie quando applicato agli altri.
Valli ha girato il mondo, ha visto le guerre anche combattendole, pensa con la sua testa, coerente e anticonformista. Scrive su Repubblica edizione pasquale un articolo sulla Libia intitolato “Quando le tribù prendono il campo” e si capisce, dall’attacco, che glielo hanno imposto ma che non ha gradito: ” Il tema che devo svolgere riguarda il conflitto libico. Perché dura tanto? Cosa significa l’annunciato ritiro da Misurata dell’esercito del Colonnello di Tripoli? È una disastrosa ritirata dei lealisti o un tranello teso agli insorti? Che peso dare alla minaccia di far intervenire le tribù, proferita dal viceministro degli esteri, Khaled Kaaim, portavoce del raìs ingabbiato nel suo rifugio di Bab el Azizia?”.
Si dilunga su varie considerazioni, prima di stringere a sintesi.
“I ribelli, a Bengasi, cantano vittoria. Misurata è liberata. Ma l’annuncio di Tripoli nasconde un’insidia. Gheddafi ha cambiato tattica. L’intervento aereo della Nato (potenziato nelle ultime ore dai Predator, i droni, gli aerei Usa senza pilota), hanno ridotto di più di un terzo la capacità dell’esercito lealista. Lo sostiene l’ammiraglio Mike Mullen, capo dello Stato maggiore americano, il quale aggiunge tuttavia che questo risultato non è ancora decisivo per l’esito del conflitto. Non potendo più muovere i mezzi blindati, troppo vulnerabili agli attacchi aerei, i gheddafisti usano da ormai un paio di settimane camionette Toyota, simili a quelle degli insorti, che le hanno dotate di mitragliatrici e lanciarazzi. Cosi gli aerei della Nato possono confonderle.
“Della nuova tattica fa parte non tanto la mobilitazione di uomini provenienti dalle tribù, quanto l’annuncio chiaramente propagandistico del loro intervento. Le milizie dell’“esercito popolare”, alimentato dalle tribù alleate, sono infatti sul campo da un pezzo. La novità consiste nel presentarli come civili sui quali gli aerei della Nato non possono infierire. “Civili” sono probabilmente quelli che si battono ancora a Misurata, dove ieri si continuava a sparare e a morire.
“Trattenuti dalle incursioni aeree della Nato, ma meglio addestrati, gli uomini di Gheddafi, non riescono ad avvicinarsi a Bengasi. Cosi come i ribelli, finora scarsamente armati e disorganizzati, non potranno mai raggiungere Tripoli.