ROMA – Gli appelli degli intellettuali, “Quegli appelli che imbarazzano” Claudio Magris – che sul Corriere della Sera ne scrive – e non solo. “La funzione principale degli intellettuali è di lanciare appelli“, aveva detto Beppe Grillo. Lo scrittore triestino evidenzia le contraddizioni insite in questo tipo di appelli, anche quando sono per le cause più nobili:
“Anni fa, Giovanni Raboni parlava, con intensità e pietas, dell’imbarazzo che si prova dinanzi a richieste cui non si vorrebbe e si sente che non sarebbe giusto acconsentire ma cui si finisce per accondiscendere, perché sembra brutale o equivoco opporre loro un rifiuto. pubblico o di un’istituzione culturale minacciata. È ovvio che a stendere il testo dell’appello devono e possono essere poche persone, anche una sola. Ma a firmare l’appello dovrebbero essere invitati tutti i cittadini maggiorenni, così come tutti i cittadini — famosi o ignoti — hanno diritto e dovere di voto.
In quella circostanza, Raboni si riferiva all’invito, a lui rivolto, di firmare un appello che chiedeva di applicare nei confronti del poeta Dario Bellezza, malato e in condizioni difficili, la legge Bacchelli, che prevede aiuti materiali da parte dello Stato a scrittori e in genere ad artisti che si trovino in situazioni precarie.
Raboni diceva che naturalmente aveva firmato quella petizione, perché gli sarebbe stato impossibile negare un soccorso a un collega sofferente. Ma diceva di averlo fatto non senza disagio, perché quella legge Bacchelli gli appariva, in generale, più che discutibile. Come si fa a decidere chi è scrittore e artista e ha dunque diritto a quella speciale previdenza negata a tutti gli altri? […] Occorre stabilire una sorta di pagella critica e un voto di sufficienza, per consentire di applicare quella legge, come il voto scolastico che consente la promozione? Se il criterio è invece la fama, come non pensare all’ingiustizia che si arreca ad autori ingiustamente sfortunati e rimasti nell’ombra, magari tanto più grandi di molti altri famosi, e destinati a diventare famosi solo dopo la morte, quando non vale più nessuna mutua? […] Siamo certi che un romanziere affamato o malato vada aiutato più e prima di un operaio o di un impiegato altrettanto malato e affamato?”
Le perplessità di Raboni e di Magris sorgono a proposito della natura elitaria degli appelli, del fatto dato per implicito che la firma di uno noto valga più di quella di un ignoto. Aristocrazia, insomma, e non democrazia. L’idea di un governo “dei migliori” che indirizzino ed educhino “i peggiori”. Sindrome del maestrino che ha fatto molti danni alla sinistra, spiega Magris:
“L’imbarazzo provato in quel caso analizzato da Raboni, la tensione fra il desiderio e la difficoltà di dire di no, riguardano pure altre occasioni. Ad esempio, la frequente e pressante richiesta di firmare appelli e manifesti che riguardano battaglie politiche e civili, tutela di patrimoni e istituzioni culturali e così via. […]
L’invito a firmare appelli che riguardano l’esistenza di tutti è rivolto soltanto ad alcune, poche persone, che dovrebbero invitare il popolo ad agire secondo le indicazioni dell’appello [….] Basterebbe rendere accessibile — in un luogo fisico o online — il testo per uno o due giorni, dando ad ognuno che lo condivida la possibilità di firmarlo e poi diffonderlo. […] Che poi, tra le firme di ogni documento, ci siano alcune che giustamente attirano l’attenzione e la riflessione più di altre è ovvio ed è giusto, ma non lede l’uguaglianza di partenza. L’opinione di Benedetto Croce conta e interessa certo più della mia, ma il suo voto, in democrazia, vale quanto il mio.
Altrimenti la firma richiesta solo ad alcune personalità giustamente o ingiustamente famose declassa l’appello a una supponente lezione che maestri di scuola vogliono impartire a scolari e che irrita i comuni cittadini trattati da scolari. Credo che la sinistra, purtroppo più incline della cinica e scaltra destra alle pose aristocratico-didattiche, abbia talora danneggiato se stessa e allontanato possibili elettori bombardandoli con appelli dall’alto […]”