ROMA – “Ex fasci, ex diccì, ex piesseì e leghisti, tutti insieme appassionatamente a spolpare l’ultimo grande gruppo manifatturiero d’Italia, secondo solo alla Fiat, con 18 miliardi di fatturato e 75 mila dipendenti, nato nel 1948, ma che con l’Ansaldo ha già le sue radici a Genova nel 1853”, ovvero Finmeccanica. Racconta così la parabola dell’azienda della difesa e dell’aeronautica Alberto Statera su Repubblica, in quello che è l’articolo del giorno di oggi per Blitz Quotidiano.
Statera spiega come la Lega “di Lotta e di Sottogoverno” si sia “incistata nell’antico residuale dinosauro delle Partecipazioni Statali sopravvissuto a Tangentopoli. Mutuando con destrezza a Roma ladrona gli usi e gli abusi che della Finmeccanica, pur campione nazionale tecnologico nel settore degli armamenti, hanno fatto per decenni la sentina della prima e della seconda Repubblica”.
Il giornalista di Repubblica ricorda l’arrivo al vertice di Finmeccanica di Giuseppe Orsi, “collocato su quelle poltrone dopo l´ultimo epico scontro tra Gianni Letta, lord protettore del predecessore Pier Francesco Guarguaglini, e Giulio Tremonti, titolare col suo protegé Marco Milanese dell´ufficio di collocamento dei nuovi, famelici boiardini padani”.
“‘Guarguaglini ha fatto grande questa azienda nel mondo’, proclamava Letta (…). ‘Non si discute, tocca a noi’, replicava Giancarlo Giorgetti, ex bocconiano di Cazzago Brebbia, presidente della Commissione Bilancio della Camera, riservato capo dell’ala diciamo ‘tecnocratica’ del Carroccio – sottogoverno e poltrone – che aveva già collocato nel consiglio d’amministrazione Dario Galli, presidente della provincia di Varese, di sicuri e sani sentimenti xenofobi: ‘I profughi – asseriva quando i poveretti morivano come mosche in mare – se li prendano quelli che votano centrosinistra e che hanno grandi case’. Ma sugli affari opachi africani non aveva mai da ridire”.
“Orsi era già nella retrovia leghista alla Agusta Westland, pronto a fare il salto, con la promessa di trasferire poco a poco l’asse di comando verso il nord, possibilmente Varese, città fatale del Carroccio. Promessa subito onorata dopo la promozione, con lo spostamento della sede legale di Alenia da Pomigliano d’Arco, quell’abisso terrone, a Venegono. Non è lì, poi, che lavora da dirigente Emilia, la consorte di Roberto Maroni, capo in pectore delle armate leghiste? Ora l’accusa dice che forse il presidente e amministratore delegato per favorire la propria promozione in Finmeccanica ha dovuto anche mettere insieme una provvista di una decina di milioni per i partiti e segnatamente per la Lega, attraverso la vendita di dodici elicotteri Agusta AW 101 all’India. La fonte non è propriamente tra le più affidabili, è quel Lorenzo Borgogni, dispensatore di tangenti a se stesso e ai partiti, che Marco Milanese definisce ‘ladro di polli’ – il bue che dà del cornuto all’asino – ma visti i precedenti non si fatica a crederci”.
“L’affaire India è soltanto l’ultimo – per ora – di un intrico di scandali e inchieste giudiziarie nel quale non è più facile orientarsi. Dagli appalti dell’Enav, ente cadetto, con i 200mila euro all’Udc di Pier Ferdinando Casini, al riciclaggio per l’acquisto della Digint imbastito dal vecchio fascista Gennaro Mokbel; dalla corruzione internazionale per le commesse in America Latina con le navi da guerra regalate a Panama per ottenere un appalto da 165 milioni a Telespazio, con i buoni uffici di Valterino Lavitola che finalmente in galera ha da raccontarne delle belle, fino alle consulenze affidate ai resti delle notti di Berlusconi, come ha scolpito l´ex amministratore della Selex Marina Grossi, consorte di Guarguaglini”.
“(…). Vai un po’ a spulciare e trovi anche il giro Formigoni. Orsi, cattolico fervente non lontano da Comunione e Liberazione, è appena reduce da un processo con l´accusa di aver pagato 50mila euro alla Condonly per l’acquisto di elicotteri Agusta dall’Avio Nord, controllata dalla Regione Lombardia e per vendere velivoli a Cuba. Ne è stato assolto, ma – guarda un po’ – questa Condonly è la stessa protagonista dello scandalo Oil for Food, il petrolio dispensato a suo tempo da Saddam Hussein, che produsse una girandola di tangenti. Una parte finì sul conto ‘Paiolo’ di Alberto Perego, grande amico e coinquilino di Formigoni nella santa casa milanese dei Memores Domini”.
“Lasciamo pure perdere le assunzioni clientelari, peccato diciamo veniale rispetto al resto, come ad esempio quelle dei figli di Massimo Ponzellini, l’ex prodiano di ferro di cui Bossi disse: ‘L’abbiamo messo noi presidente della Banca Popolare di Milano’ (…) per spiegare come funziona da sempre il sistema Finmeccanica attraverso le parole di un suo dirigente, tale Domenico Lunanuova, che in una telefonata a Giampy Tarantini (…) lo avverte: ‘La carne ce la mangiamo tutti… Però se so che tu ti fai la parte che è la polpa e io mi devo fare l’osso, sappi che un pezzo di polpa me lo devi dare’. (…)”.
“Oggi il vecchio dinosauro delle Partecipazioni statali (…)“.