“La lunga marcia verso il potere dei Fratelli Musulmani”: Alberto Negri

ROMA – Nel giorno delle prime elezioni nell’Egitto del dopo Mubarak Blitz Quotidiano sceglie come articolo del giorno il servizio di Alberto Negri per il Sole 24 Ore sulla “Lunga marcia verso il potere dei Fratelli Musulmani”. 

Negri ricorda come la “lunga marcia” dei Fratelli musulmani, organizzazione islamica nata nel 1928, risalga a oltre mezzo secolo, e si stia oggi realizzando in Egitto, dove i Fratelli musulmani sono la forza dominante, in Tuinisia, dove i Fratelli si sono insediati al potere con Ennahda, in Siria, dove rappresentano la maggior forza di opposizione a Bashar al Assad. E “potrebbero diventarlo anche nella Giordania di re Abdallah, in Marocco, dove si è affermato il partito Giustizia e Sviluppo, e in quelle monarchie del mondo arabo che sembravano fino a qualche tempo fa immutabili. Ma anche in Libia, dove è stato appena varato un nuovo governo transitorio, il movimento islamico appare già la formazione politica più organizzata e con forti appoggi internazionali da parte delle monarchie del Golfo come il Qatar. E nello Yemen del sanguinoso addio al potere di Abdallah Saleh i Fratelli musulmani del partito Islah sono in primo piano: una loro attivista storica Twakkul Karman è stata premiata con il Nobel per la pace.

“I partiti di ispirazione religiosa del mondo musulmano sunnita non sono certo tutti uguali e la stessa origine nella Fratellanza, fondata in Egitto negli anni venti da Hassan el Banna, è declinata in maniera diversa. L’Akp del premier Erdogan, che domina in Turchia dal 2002, ha saputo sfruttare al massimo il processo di adesione all’Europa adattandosi alla struttura dello stato secolare imposta da Ataturk. Il partito Libertà e Giustizia, braccio politico in Egitto dei Fratelli, tenterà invece di far accettare ai generali una certa dose di sharia, di legge islamica: il Corano in cambio dell’ordine e dell’appoggio alle forze armate. Un copione non nuovo: persino Nasser, prima di scaricarli e metterli fuorilegge, si accordò con i Fratelli Musulmani.

(…) I Fratelli Musulmani sono, soprattutto, un movimento pragmatico. Il loro obiettivo è quello di raggiungere il potere con metodi democratici, come le elezioni, e quindi di lavorare dentro le istituzioni per ottenere un sistema islamico moderno basato sulla tradizione coranica: sono dei conservatori nei costumi ma attenti alle richieste della base costituita da larghi strati giovanili ma anche da una media borghesia di musulmani devoti che stanno scalando la società prendendo il posto delle vecchie élite occidentalizzate.

In Turchia il successo dell’Akp è stato determinato dall’ascesa delle cosiddette Tigri dell’Anatolia, gli imprenditori islamici protagonisti del boom delle esportazioni. I Fratelli Musulmani sono dei capitalisti di rilievo: possiedono fabbriche, scuole, ospedali, banche e società finanziarie islamiche. Molti di loro hanno fatto fortuna lavorando nelle monarchie del Golfo, iper-tradizionaliste ma perfettamente inserite nel business globale. Il leader tunisino Rashid Gannouchi ha vissuto 20 anni a Londra con un occhio al Corano e un altro alla Borsa, per intercettare capitali e aiuti dal mondo arabo. Lo sceicco Yusuf Qardawi, l’egiziano capo spirituale dei Fratelli, e grande predicatore del canale Al Jazeera, ha partecipazioni di rilievo come la Al Taqwa Bank, con sedi in Svizzera, Bahamas e Liechtenstein, località più note come paradisi fiscali che di Allah.

Ma la connection più interessante dei Fratelli Musulmani è quella con gli Stati Uniti. Cominciò il presidente Eisenhower che nel 1953, un anno prima che fossero banditi da Nasser, accolse una loro delegazione guidata da Said Ramadan, genero del fondatore al Banna e padre del noto filosofo Tariq Ramadan. Il sostegno americano ai Fratelli rientrava allora nella battaglia ingaggiata contro l’influenza del comunismo e dell’Unione sovietica.

L’ultimo incontro ufficiale risale invece a una settimana fa al Cairo dove Issam el Eriam, esponente di punta della generazione dei cinquantenni, ha ricevuto la visita di due alti diplomatici del dipartimento di Stato mentre la signora Hillary Clinton dichiarava che gli Stati Uniti “lavoreranno con i partiti islamici in ascesa nel mondo musulmano”. I Fratelli sono oggi alleati oggettivi degli americani che per isolare l’Iran sciita e il suo alleato siriano puntano su un fronte musulmano sunnita dal Mediterraneo alle monarchie del Golfo: anche questo non è un copione nuovo ma una sceneggiatura resa attuale da un pragmatismo cinico e realista”.

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Maria Elena Perrero