Dalla prima pagina del Corriere della Sera, Sergio Romano ripercorre la storia del colonnello Muammar el Gheddafi, da oltre quarant’anni al potere e descrive gli equilibri di quella regione difficile dove si trova Bengasi, il cuore della protesta in Libia degli ultimi giorni.
“Quando rovesciò la monarchia e prese il potere nel 1969, si considerava pupillo e seguace di Gamal Abdel Nasser, il colonnello egiziano che aveva cacciato re Farouk dal Cairo nel 1952. Conosceva a memoria «La filosofia della rivoluzione» , il libro in cui Nasser aveva delineato le grandi linee di un programma nazionalista, socialista e panarabo”, scrive Romano.
Ma cosa c’è dietro l’autore del Libro verde, uomo che ha portato il socialismo in Libia, perché lo combattono? “Gheddafi sosterrebbe di avere creato la democrazia araba: un sistema in cui il potere è esercitato «dal basso» grazie ad assemblee popolari distribuite sull’intero territorio in cui si discute, si delibera e si prendono decisioni che il governo centrale dovrà tradurre in programmi politici. La realtà è alquanto diversa. Le assemblee popolari assomigliano ai soviet, organismi che hanno dato il loro nome alla Russia bolscevica ma non hanno mai avuto alcuna rilevanza politica. La politica panaraba ha prodotto soltanto fusioni fallite, come quella libico-tunisina del 1974, l’unione libico-marocchina del 1984, l’Unione del Maghreb arabo del 1988, e una lunga serie di screzi, bisticci, incidenti di frontiera, accuse reciproche, persino una breve guerra con l’Egitto nel luglio 1977”, spiega Romano.
Il giornalista continua poi nella sua analisi: “Gheddafi ha dato prova di una straordinaria bulimia militare: carri armati, cannoni, caccia, velivoli da trasporto e ricognizione, corvette, fregate, missili, un programma per la fabbricazione di armi chimiche e, da ultimo, l’avvio di un progetto per la costruzione di un ordigno nucleare. Non sorprende che Gheddafi sia stato, a turno, nemico di tutti gli Stati della regione, di quasi tutte le democrazie occidentali e naturalmente, soprattutto dopo i sanguinosi attentati di Berlino e Lockerbie, degli Stati Uniti”.
E ora invece cosa sta succedendo a Bengasi, perché è scoppiato tutto? “Per capire che cosa stia accadendo ora in Cirenaica vale la pena di ricordare le sanguinose manifestazioni di Bengasi del febbraio 2006, apparentemente provocate dalla infelice sortita televisiva di un ministro italiano, Roberto Calderoli, che sbottonò la camicia per mostrare alle telecamere una t-shirt su cui era riprodotta una vignetta satirica contro Maometto apparsa in un giornale danese….. La Cirenaica è la patria della Senussia, l’organizzazione religiosa che ha lungamente combattuto gli italiani sino all’inizio degli anni Trenta e ha dato alla Libia il suo primo e unico re. Nei circoli islamici di Bengasi e Al Bayda (in epoca italiana Beda Littoria), i modelli di riferimento sono quelli della Fratellanza musulmana, mentre il Libro verde di Gheddafi è un testo sacrilego e le omelie politiche del colonnello nelle moschee di Tripoli sono blasfeme. Se le rivolte di Tunisi e del Cairo sono state prevalentemente laiche, quella di Bengasi, invece, ha una forte nota religiosa”.
