
Così comincia Annachiara Sacchi sul Corriere della sera:
Luca è un bel bambino milanese di quasi cinque anni, sveglio e sano. Torna dall’asilo in passeggino, spinto dalla mamma, gambe e braccia che quasi toccano terra. «Scusi signora, ma perché non lo fa camminare?». Risposta gelida: «E secondo lei io ho il tempo? Poi come ci torno al lavoro? Col teletrasporto?». È la reazione di una «mamma acrobata», esemplare cittadino delle donne in costante equilibrio tra lavoro, casa e famiglia. Poche parole che sanno di cocciutaggine e salti mortali al femminile. E che continuano con un sospiro: «Così è più comodo per tutti». La bici con la cuccetta conquista Parigi Ecco perché Milano è una selva di passeggini. Pieni di bambinoni extra-large. Hanno quattro, cinque, sei anni. Camminano poco. Corrono al parco e poi si siedono, cinture allacciate e via, verso casa, il supermercato, la fermata del tram, il metrò.
Il fenomeno è in costante crescita e il giornale ci fa una riflessione, che mette in prima pagina. Certo è male per i bambini, bene per i genitori ed è anche bene per tutti gli altri, quelli che non devono subire il tormento di bambini piagnucolanti che si buttano a terra perché vogliono essere presi in braccio, stanchi morti. Chi di quanti sono nati prima dell’invenzione dei passeggini non lo ha fatto?
L’articolo, che si intitola “Quei bambini di sei anni ancora sul passeggino”, continua…