ROMA – Blitz Quotidiano vi propone oggi come articolo del giorno quello di Giuseppe Sarcina per il Corriere della Sera. Un racconto sugli scafisti che controllano le coste tunisine e comandano il giro di affari degli sbarchi.
Il telefono, il maledetto telefono. Anzi no, vogliono le foto, le stramaledette foto. Ma quanti sono? Il primo affianca la nostra auto con uno «scooterone». Ha un bel cappellino azzurro, ma non una bella faccia e quando ci taglia la strada vedo che Mouldi, la fraterna guida tunisina che mi accompagna dal 12 febbraio, smette di ridere. No, allora c’è proprio qualcosa che non va.
Sono da poco passate le tre del pomeriggio di sabato 9 aprile, festa dei «martiri tunisini», caduti nella prima rivolta contro la Francia (1938). A Zarzis ci sono trenta gradi: sulle spiagge passeggiano pochi turisti. A un certo punto accade una cosa mai vista nell’ultimo mese e mezzo: due jeep della Guardia nazionale si inoltrano nei sentieri sterrati lungo la costa. Fa caldo, ma non è un miraggio. Dove vanno? Proviamo a ragionare. La giornata è cominciata presto. Alle 6 dal porto dei pescatori ha preso il largo una barca con 280 clandestini e, ancora una volta, non si è vista una divisa che fosse una a contrastarli. E allora questi della jeep che cosa stanno cercando adesso? Un paio di telefonate e siamo in macchina, una Renault Symbol grigia presa a noleggio. A Zarzis ce l’hanno solo i trafficanti e i giornalisti (per il momento le due categorie sono ancora abbastanza distinguibili). […]