Dante come Shakespeare: la pensano così gli studenti italiani, che si avvicinano al classico della lingua italiana come ad uno straniero, con le stesse difficoltà linguistiche. Questo perché i giovani hanno sempre meno competenze lessicali e grammaticali.
A lanciare l’allarme sul Corriere della Sera di oggi è Paolo Conti, in un articolo che fornisce una dettagliata analisi dello stato della lingua dei ragazzi di oggi anche grazie alle testimonianze di studiosi d’eccellenza, come il presidente emerito dell’Accademia della crusca Francesco Sabatini e i docenti e linguisti Luca Serianni e Valeria Della Valle.
“Tradurre” Dante. Non in inglese: ma ìn italiano. Luca Serianni, linguista e filologo, ordinario di Storia della lingua italiana a La Sapienza di Roma, lo racconta con ironia ma anche con preoccupazione: “I ragazzi approdano all’università con un bagaglio linguistico estremamente povero. Affrontano Dante, diventato per loro inaccessibile, esattamente come se si trattasse di una lingua straniera. Pensano a una “traduzione” in italiano, non a un adattamento alla lingua attuale, quindi (…).
