ROMA – Nell’articolo sul Corriere della Sera Francesco Giavazzi torna sull’eterno dilemma dell’economia italiana: come si può abbattere il debito pubblico se la crescita stenta?
La manovra taglia ma sulla crescita dice nulla o quasi. “Vi è qualche timida liberalizzazione, in particolare incentivi ai Comuni che venderanno le loro aziende municipali. Ma quale credibilitĂ può avere un governo che spinge Bergamo a vendere la sua azienda di trasporto pubblico mentre si guarda bene dal collocare sul mercato le azioni che ancora possiede di Eni, Enel, Finmeccanica? NĂ© parla di privatizzare le Poste, il Poligrafico dello Stato, la Cassa Depositi e Prestiti?”.
“A mio parere non c’è nulla in questa manovra che possa convincere un investitore a riacquistare fiducia nei nostri titoli. Siamo quindi nelle mani della Bce che per aiutarci si è messa in una posizione difficile: non può disapprovare il decreto, perchĂ© questo affosserebbe i nostri titoli, e d’altronde non può neppure continuare ad acquistarli. Bisogna quindi riacquistare la fiducia degli investitori prima che la Bce sospenda i suoi acquisti”.
“Occorre inoltre molta piĂą determinazione su liberalizzazioni e privatizzazioni, e soprattutto bisogna avere il coraggio di chiamare le pensioni di anzianitĂ , non toccate dalla manovra, con il loro vero nome: delle rendite. Alcune delle proposte avanzate dal Partito democratico vanno in questa direzione. Altre sono discutibili ma non sono certo peggio del contributo di solidarietĂ , in particolare la proposta di alzare l’aliquota fatta pagare a coloro che hanno usufruito dello scudo fiscale. Infine i parlamentari non hanno il diritto di chiedere ai cittadini questi sacrifici se prima non approvano una legge che, dalla prossima legislatura, dimezzi il loro numero e da subito tagli alcuni dei loro vergognosi privilegi”.
