In questi giorni alla Casa Bianca tutti leggono avidamente, ha scritto alla fine del mese scorso George Stephanopoulos, e il manoscritto in questione non potrebbe essere più pertinente. Ora che l’amministrazione Obama sta rivedendo la sua strategia in Afghanistan, i funzionari hanno preso in mano Lessons in Disaster di Gordon M. Goldstein, un resoconto di analoghi momenti di decisioni difficili ai tempi della guerra in Vietnam. E anche se la maggior parte delle comparazioni storiche sono nel migliore dei casi un’approssimazione, le analogie tra quei fondamentali punti di svolta del Vietnam e oggi sono straordinarie: i caduti aumentano, l’ostilità dell’opinione pubblica sta crescendo, la legittimità e l’efficacia del governo afghano sono messe in discussione e il comandante sul campo delle truppe Usa reclama più soldati per scongiurare una sconfitta. Sicuramente, se Obama avrà il suo Vietnam, questo sarà in Afghanistan. Ed è proprio questo che i lettori di Goldstein alla Casa Bianca i vorrebbero evitare. Segue un estratto di una lezione che dovrebbero imparare, e che Goldstein chiama: «Non mettere mai in campo mezzi militari per perseguire obbiettivi non chiaramente definiti». Nella primavera del 1995, McGeorge Bundy mi chiese di collaborare con lui a un’analisi retrospettiva sulla presidenza americana e la guerra del Vietnam all’epoca in cui era consulente per la sicurezza nazionale, sotto i presidenti John F. Kennedy and Lyndon B. Johnson. Entrambi immaginavamo il testo come un libro di memorie sull’esperienza di Bundy con Kennedy e Johnson e allo stesso tempo come una ricostruzione delle decisioni cruciali prese dai due presidenti riguardo alla strategia da adottare in Vietnam tra il 1961 e il 1965. […]