E’ da circa 2500 anni, dai tempi degli ateniesi, che le democrazie non sono democrazie dirette, bensì fondate sul principio della rappresentanza. Principio secondo il quale il popolo, che ha la sovranità , elegge i suoi rappresentati che, una volta eletti, rappresentano tutta la nazione “senza vincolo di mandato”. Ma questo in Italia non è mai stato compreso. Questa la tesi che porta avanti Giovanni Sartori nel suo editoriale di oggi sul Corriere della Sera dal titolo “Populismo costituzionale”.
Scrive Sartori: «Eppure oggi Berlusconi, Bossi e tanti altri ancora invocano un mandato che la Costituzione espressamente vieta. Perché? A monte la colpa è del Presidente Ciampi che lasciò passare, senza fiatare e senza capire il problema, l’indicazione del nome del candidato premier sulla scheda elettorale. Il che è servito soprattutto a Berlusconi per rivendicare di essere scelto direttamente dall’elettorato. Questa rivendicazione non è comprovata dalla contabilità elettorale, visto che i voti per il suo partito ammontano, più o meno, a un terzo dell’elettorato. Ma il punto è soprattutto che la cosiddetta «scelta» del premier non è, assolutamente non è, una scelta. Una scelta presuppone che l’elettore abbia una alternativa, e quindi richiede che il nome del candidato premier stampato sulla scheda possa essere approvato oppure disapprovato (prevedendo due caselle del Sì o del No), dal votante. Il che non è» […]
