
ROMA – Blitz quotidiano vi propone come articolo del giorno “Quando i Khmer Rossi trasformarono la Cambogia in un cimitero” di Mimmo Candito della Stampa.
Quarantโanni ieri. Ruggivano nei cingoli e sbuffavano ondate impestanti di fumo nero, a ogni accelerata, i vecchi carri armati cinesi dei Khmer Rossi, quando, il 17 aprile del โ75, entravano per le strade di Phnom Penh con lโorgoglio prepotente dei vincitori. Una guerra finiva, dopo unโeternitร di rivolte, di colpi di stato, di violenze etniche; sembrava la pace, per il Cambogia. Nelle macchie colorate dei sarong, la gente, ai lati delle strade, salutava le sbuffate di fumo e le bandierine sulle torrette, felice, in una festa di popolo. Ma durรฒ soltanto lo spazio corto del mattino, nessuno poteva immaginare che, in quelle stesse ore, cominciava invece lo sterminio di massa.
Lโesodo totale
Gli altoparlanti ordinarono subito di abbandonare, tutti, la cittร , di andare nelle campagne, ยซtemporaneamenteยป; lunghe file silenziose riempirono le strade chโerano state felici per appena uno sventolio di mani; chi poteva portava qualche provvista, molti lasciarono Phnom Penh senza nemmeno una borsa. Lโesodo fu totale, la capitale si svuotรฒ dโogni vita, diventรฒ una cittร fantasma.
Quellโordine temporaneo non fu mai ritirato, e il comando di quel 17 aprile si fece per sempre ultimativo, senza ripieghi. Quando lo raccontammo, allora e poi negli anni a seguire, e le notizie filtravano a fatica, che sembravano impossibili nel loro agghiacciante catalogo di orrori, lo chiamammo ยซlโultimo genocidio del secoloยป. (Ma sbagliavamo: la barbarie avrebbe avuto ancora un suo parto, ventโanni dopo, nelle foreste nere del Ruanda).
La storia della Cambogia, in quei quattro anni del potere Khmer, dal โ75 al โ79, รจ una storia che sembra rivivere oggi negli orrori angoscianti dei video dellโIsis, con quei bambini improvvisamente adulti che tra Siria e Iraq sparano e ammazzano senza turbamento. I Khmer arruolarono i bambini perchรจ ancora puri dalle tentazioni del capitalismo, e ne fecero strumenti impietosi di guerra; gli diedero kalashnikov e ordini da obbedire ciecamente, attribuendogli poteri di vita e di morte di cui nemmeno conoscevano il senso. Dando realtร concreta a una storia irreale di Golding, tentarono di trasformare la Cambogia in un folle esperimento di comunismo rurale autarchico, rovesciando il processo storico del passaggio dalla ยซcampagnaยป alla ยซcittร ยป e portando a lavorare nei campi lโintera popolazione.
Chiuso nel recinto di una storia che voleva ignorare il resto dellโAsia, Thailandia, Laos o Vietnam che fossero, immaginarono un percorso politico nazionalista dove la rigiditร dโuna lettura leninista dellโesercizio del potere si fondeva con un ideale astratto della costruzione dโuna societร , in una palingenesi delle lezioni filosofiche apprese alla Sorbonne (lโintera classe dirigente della penisola indocinese si formava allora in Francia, orizzonte metropolitano di riferimento e poi oggetto di disprezzo nellโinsorgenza del postcolonialismo degli anni โ50 e โ60).
I ยซkilling fieldsยป
I campi di concentramento diventarono la residenza di milioni di disgraziati, colpevoli soltanto del non appartenere al mondo contadino, e piรน tardi li conoscemmo con il nome inglese di ยซkilling fieldsยป (che fu anche un film di Roland Joffรจ); si creรฒ un universo segregazionista, che fece morire di stenti e di assassini senza colpa almeno 1.386.734 ยซborghesiยป (quanti ne contรฒ, poi, nelle fosse comuni una commissione internazionale). Pol Pot, laureato anchโegli alla Sorbonne, signore spietato del destino di un intero popolo, fu lโicona di questa follia collettiva.
La guerra di Cambogia รจ stata la guerra di un tempo nel quale si combattevano battaglie che erano ancora del passato ma giร venivano usate a costruire equilibri strategici nuovi; cโerano, dentro, i retaggi del colonialismo ma anche le ambizioni dei nazionalismi e la lotta delle grandi potenze per il controllo dellโAsia, con Nixon che dettava la sua dottrina per bloccare lโespansione del comunismo orientale e Russia e Cina che si battevano per consolidare le loro aree di influenza. Con la fuga di quellโultimo elicottero dal tetto dellโambasciata americana di Saigon, la storia prese altre strade.
Un tribunale internazionale, ad agosto dellโanno scorso, ha condannato allโergastolo Khieu Samphan e Nuon Chea, lโuno, capo di Stato del Cambogia polpottiano, e lโaltro, ideologo del regime. Sono due vecchi di 83 e di 88 anni, il tempo gli รจ stato clemente ma in cella devono convivere con 1.386.734 fantasmi.
Quarantโanni ieri. Ruggivano nei cingoli e sbuffavano ondate impestanti di fumo nero, a ogni accelerata, i vecchi carri armati cinesi dei Khmer Rossi, quando, il 17 aprile del โ75, entravano per le strade di Phnom Penh con lโorgoglio prepotente dei vincitori. Una guerra finiva, dopo unโeternitร di rivolte, di colpi di stato, di violenze etniche; sembrava la pace, per il Cambogia. Nelle macchie colorate dei sarong, la gente, ai lati delle strade, salutava le sbuffate di fumo e le bandierine sulle torrette, felice, in una festa di popolo. Ma durรฒ soltanto lo spazio corto del mattino, nessuno poteva immaginare che, in quelle stesse ore, cominciava invece lo sterminio di massa.
Lโesodo totale
Gli altoparlanti ordinarono subito di abbandonare, tutti, la cittร , di andare nelle campagne, ยซtemporaneamenteยป; lunghe file silenziose riempirono le strade chโerano state felici per appena uno sventolio di mani; chi poteva portava qualche provvista, molti lasciarono Phnom Penh senza nemmeno una borsa. Lโesodo fu totale, la capitale si svuotรฒ dโogni vita, diventรฒ una cittร fantasma.
Quellโordine temporaneo non fu mai ritirato, e il comando di quel 17 aprile si fece per sempre ultimativo, senza ripieghi. Quando lo raccontammo, allora e poi negli anni a seguire, e le notizie filtravano a fatica, che sembravano impossibili nel loro agghiacciante catalogo di orrori, lo chiamammo ยซlโultimo genocidio del secoloยป. (Ma sbagliavamo: la barbarie avrebbe avuto ancora un suo parto, ventโanni dopo, nelle foreste nere del Ruanda).
La storia della Cambogia, in quei quattro anni del potere Khmer, dal โ75 al โ79, รจ una storia che sembra rivivere oggi negli orrori angoscianti dei video dellโIsis, con quei bambini improvvisamente adulti che tra Siria e Iraq sparano e ammazzano senza turbamento. I Khmer arruolarono i bambini perchรจ ancora puri dalle tentazioni del capitalismo, e ne fecero strumenti impietosi di guerra; gli diedero kalashnikov e ordini da obbedire ciecamente, attribuendogli poteri di vita e di morte di cui nemmeno conoscevano il senso. Dando realtร concreta a una storia irreale di Golding, tentarono di trasformare la Cambogia in un folle esperimento di comunismo rurale autarchico, rovesciando il processo storico del passaggio dalla ยซcampagnaยป alla ยซcittร ยป e portando a lavorare nei campi lโintera popolazione.
Chiuso nel recinto di una storia che voleva ignorare il resto dellโAsia, Thailandia, Laos o Vietnam che fossero, immaginarono un percorso politico nazionalista dove la rigiditร dโuna lettura leninista dellโesercizio del potere si fondeva con un ideale astratto della costruzione dโuna societร , in una palingenesi delle lezioni filosofiche apprese alla Sorbonne (lโintera classe dirigente della penisola indocinese si formava allora in Francia, orizzonte metropolitano di riferimento e poi oggetto di disprezzo nellโinsorgenza del postcolonialismo degli anni โ50 e โ60).
I ยซkilling fieldsยป
I campi di concentramento diventarono la residenza di milioni di disgraziati, colpevoli soltanto del non appartenere al mondo contadino, e piรน tardi li conoscemmo con il nome inglese di ยซkilling fieldsยป (che fu anche un film di Roland Joffรจ); si creรฒ un universo segregazionista, che fece morire di stenti e di assassini senza colpa almeno 1.386.734 ยซborghesiยป (quanti ne contรฒ, poi, nelle fosse comuni una commissione internazionale). Pol Pot, laureato anchโegli alla Sorbonne, signore spietato del destino di un intero popolo, fu lโicona di questa follia collettiva.
La guerra di Cambogia รจ stata la guerra di un tempo nel quale si combattevano battaglie che erano ancora del passato ma giร venivano usate a costruire equilibri strategici nuovi; cโerano, dentro, i retaggi del colonialismo ma anche le ambizioni dei nazionalismi e la lotta delle grandi potenze per il controllo dellโAsia, con Nixon che dettava la sua dottrina per bloccare lโespansione del comunismo orientale e Russia e Cina che si battevano per consolidare le loro aree di influenza. Con la fuga di quellโultimo elicottero dal tetto dellโambasciata americana di Saigon, la storia prese altre strade.
Un tribunale internazionale, ad agosto dellโanno scorso, ha condannato allโergastolo Khieu Samphan e Nuon Chea, lโuno, capo di Stato del Cambogia polpottiano, e lโaltro, ideologo del regime. Sono due vecchi di 83 e di 88 anni, il tempo gli รจ stato clemente ma in cella devono convivere con 1.386.734 fantasmi.
