Ieri la notizia che ci sono tracce di pensiero in un cervello in coma, se stimolato. Ne parla Leonardo Maisano su “Il Sole 24 Ore” nell’articolo “Se la scienza sposta il confine tra morte e vita”:
Tuo padre si chiama Alexander? La risposta non è orale e nemmeno scritta, non è un battito di palpebre, né un gesto, nessun segno del corpo. Il “sì” è un sussulto del cervello che salda in una nuova, straordinaria unità , la mente con la corteccia cerebrale. La prima usa la seconda come terminale ultimo per comunicare.
Un giovane di Liegi da cinque anni considerato in stato vegetativo (condizione diversa e più vigile del coma) per un incidente stradale, ha sbaragliato, suo malgrado, le certezze della scienza spalancando, grazie all’innovazione tecnologica, un delicato dibattito su vita, morte e l’etica che avvolge il destino di un paziente incosciente. All’apparenza, almeno. I ricercatori dell’università di Cambridge e di quella di Liegi hanno pubblicato sul New England journal of Medicine uno studio che dimostra come pazienti considerati “vegetali” sono in realtà coscienti e in grado di interagire. […]
