ROMA – Sarebbe stato un incidente l’evento che ha cancellato la possibilità di raggiungere la verità sul Watergate che costò la Casa Bianca a Richard Nixon. Lo scrive Vittorio Zucconi su Repubblica, nell’articolo del giorno di oggi di Blitz Quotidiano.
Si tratta dei nastri registrati con la voce di Nixon: soo le deposizioni rese dal presidente nel 1975 di fronte al Grand Jury, la giuria popolare che doveva decidere le incriminazioni dei complici del caso.
“Se ormai il Presidente aveva ottenuto il perdono del successore Gerald Ford, la grazia preventiva per i suoi eventuali reati durante il caso Watergate, la deposizione sotto giuramento davanti a quella giuria popolare e al procuratore era un rischio: se avesse mentito a loro, sarebbe stato incriminabile per falsa testimonianza.
La domanda chiave, il quesito centrale che da ormai 40 anni resta senza risposta e sempre rimarrà, riguardava un fruscio di fondo, il rumore che un nastro magnetico produce quando la registrazione è stata cancellata. Sono 18 minuti e mezzo fra le ore e ore di autoincertezzazioni, quelle che Nixon faceva attraverso i microfoni segreti piazzati nello Studio Ovale. Dopo mesi di duelli legali e politici, di rivelazioni sbocconcellate e frammentarie arrivate dal funzionario dello Fbi che spifferava segreti ai reporter del Washington Post come “Gola Profonda”, i tribunali ordinari e poi la Corte Suprema costrinsero il Presidente a consegnare le bobine. In esse ci sarebbe stata la tanto sperata “pistola fumante”, la prova certa che era stato lui a ordinare l’infiltrazione clandestina negli uffici dell’avversario, George McGovern, a finaziare questa “black op”, questa operazione di spionaggio politico tutta in nero e illegale e poi a cercare di coprire le tracce utilizzando la Cia (…)”.
