"E’ stato pressocché lo stesso tipo di attacco condotto la notte prima da circa duecento miliziani armati", ha sottolineato un portavoce Nato commentando quanto avvenuto vicino a Peshawar. Il primo blitz aveva preso di mira due depositi alle porte della stessa città, situata nella regione del Pakistan non lontana dalle aree tribali e dalla frontiera afgana, e aveva permesso ai ribelli di distruggere oltre un centinaio tra blindati leggeri ‘Humvee’, camion, altri veicoli e svariate decine di container.
E a testimonianza di quanto sia forte il radicamento della guerriglia basta scorrere l’analisi del ‘think tank’ indipendente europeo International council on security and development (Icos). Secondo lo studio i Talebani sarebbero radicati in modo stabile sul 72 per cento del territorio afgano. Un forte incremento rispetto al 54 per cento dello scorso anno. Nel rapporto dell’Icos si parla di una "presenza permanente" in aree in cui si registra una media di uno o più attentati a settimana da parte degli insorti.
Secca la replica della Nato. "Non riteniamo che i dati presentati in questo rapporto siano credibili in alcun modo. I Talebani sono presenti solamente nel sud e nell’est del Paese, quindi in meno del 50 per cento del territorio", ha dichiarato il portavoce dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles, James Appathurai.