Volevano colpire l’Italia e, in particolare, Milano. E stavano progettando attentati contro obiettivi civili e militari, come ad esempio le caserme di polizia e carabinieri. Per questo motivo stavano cercando di reclutare adepti da avviare sulla via del terrorismo. Ma la loro attività di proselitismo è stata stroncata sul nascere dagli uomini dell’antiterrorismo della Questura del capoluogo lombardo. Rachid Ilhami, 31 anni, uno dei predicatori del centro culturale «Pace» di Macherio – piccolo comune di 6 mila abitanti dove sorge anche Villa Belvedere, residenza di Silvio Berlusconi e della sua famiglia – e Gafir Abdelkader, 42 anni, entrambi di nazionalità marocchina, sono però finiti in manette. Per loro l’accusa è di terrorismo internazionale (articolo 270 bis del Codice penale).
I LEGAMI CON AL QAEDA – Dalle intercettazioni si evince che gli indagati, complessivamente una decina e che nei loro dialoghi rivendicavano la propria appartenenza ad Al Qaeda, avrebbero avuto inizialmente intenzione di utilizzare un camion di esplosivo. Resisi conto delle difficoltà , avrebbero ripiegato su alcune bombole ad ossigeno il cui uso era stato tratto da Internet. Uno dei due arrestati, da quanto trapelato, indottrinava il figlio di appena due anni sollecitandolo a riconoscere l’immagine di Osama Bin Laden e a chiamarlo «zio Osama». Il proselitismo era tale che un altro figlio, ancora più piccolo, era stato chiamato, appunto, Osama.
CASERME NEL MIRINO – Secondo quanto si è appreso, Ilhami e Abdelkader, arrestati su provvedimento emesso dal gip Silvana Petromer, non sono, come già avvenuto in passato per altri personaggi e gruppi legati all’estremismo islamico, solo sospettati di reclutare adepti per azioni all’estero, ma avevano in progetto di colpire in Brianza, dove vivevano e svolgevano la loro attività di proselitismo.
L’ESSELUNGA DI SEREGNO – In particolare, tra gli obiettivi di cui si sente parlare nelle varie intercettazioni telefoniche e ambientali nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di due marocchini accusati di terrorismo internazionale, c’erano il supermercato Esselunga di Seregno – grosso centro di 38 mila abitanti a una trentina di chilometri del capoluogo – e i parcheggi di un locale notturno adiacente. Inoltre erano considerati possibili bersagli la caserma dei carabinieri di Giussano (una piccola stazione che fa capo alla compagnia di Seregno) e l’Ufficio immigrazione della Questura di Milano. Anche il centro culturale «Pace» di Macherio è stato perquisito. Nell’edificio, dopo i sermoni ufficiali, dal tenore moderato, si svolgevano delle riunioni serali a cui partecipavano cinque/sei persone in cui i toni erano decisamente fondamentalisti. Le conversazioni sono proseguite fino a pochi giorni fa. Nel corso dell’operazione degli agenti della Digos sono state effettuate anche diverse perquisizioni, sia personali che domiciliari. Le perquisizioni hanno riguardato altre persone risultate, a vario titolo, in contatto con i destinatari dei provvedimenti di arresto.
