Joe Biden contro Sarah Palin. Nel dibattito della notte scorsa, i due candidati alla vicepresidenza degli Stati Uniti si sono presentati entrambi come paladini della classe media e agenti di cambiamento, e hanno dichiarato entrambi di sapere come vincere in Iraq e Afghanistan. A Saint Louis, dove si sono scontrati, erano le 8 di sera. A Wasilla, in Alaska, le 5 del pomeriggio. Qui il dibattito era attesissimo. I cinque grossi schermi del bar Tailgaters (prende il nome dal tailgate, il retro dei pick up, usato anche per far baldoria e bere birra dopo aver guardato le partite) erano tutti sintonizzati sul dibattito (di solito trasmettono partite o le canzoni del karaoke). Il bar è gestito da Ted e Marylin, due amici e fan di Sarah Palin, che è il loro ex sindaco e l’attuale governatrice dell’Alaska. Tra il pubblico non c’erano dubbi su chi fosse il vincitore, prima ancora che Palin e Biden pronunciassero una parola. I democratici e anti-Palinisti di Wasilla (una minoranza) si erano rifugiati invece in un altro bar, non lontano, la Hacienda.
Seduti ai tavoli o al bancone c’erano una cinquantina di persone, giovani e anziani. Tre categorie: 1) i fan sfegatati e (alcuni) piuttosto ubriachi (un gruppo rumoroso includeva David Oliphant, 28 anni, di Seattle e Rodney Wilson, 38, di Las Vegas; entrambi qui per lavoro, adorano Sarah), 2) gente che si era fermata per un hamburger e qualche birra dopo il lavoro (come Dan O’Connor, 32 anni, che la ammira ma si dilegua dopo un po’; come Joel Odenthal, 38 anni, che costruisce e ripara condizionatori e confessa: «Non mi sta molto a cuore, non credo che sia qualificata ed è anche un po’ arrogante, non è una bella combinazione»; e la sua amica che non dice il nome e ce l’ha coi giornalisti); 3) e infine c’era chi cercava di ascoltare i contenuti, ma non riusciva perché gli altri facevano troppo chiasso.
Crisi finanziaria. «Sì maledizione, colpa dei prestadenaro predatori» dice Palin, riferendosi alle banche che «hanno cercato di convincere gli americani che sia furbo comprare una casa per 300.000 dollari anche se possono solo permettersene una da 100.000». Dice che non è colpa degli americani, ma aggiunge: «Una cosa che gli americani possono fare in questo momento è impegnarsi, gli americani comuni, i Joe Six-Pack e le hockey mom di tutta la nazione, dobbiamo unirci perché non accada mai più di nuovo». Cioè: smetterla di indebitarsi, di vivere al di sopra dei propri mezzi. Per Rodney Wilson di Las Vegas è la frase chiave: «È la prima ad avere il coraggio di dire che dovrebbero vergognarsi anche coloro che hanno accettato questi prestiti, non solo chi li ha concessi». O’Connor e la sua amica ridono e chiacchierano al bancone. Biden dice qualcosa su Wall Street. Una coppia di mezza età cerca di ascoltare, si volta infastidita verso O’Connor. La cameriera aumenta il volume.
Palin accusa ripetutamente Obama di voler aumentare le tasse, Biden nega ripetutamente e sostiene che Obama le ridurrà per la classe media, ma non per i super-ricchi. «Maledizione, ha ragione» dice Odenthal, ma poco dopo si dilegua. È passata un’ora. Nel bar ormai pieno di fumo adorano Sarah quando manda frecciatine con quel sorriso malizioso e un po’ cattivo: «McCain non dice una cosa a un gruppo di persone e un’altra a un altro gruppo» sibila contro Obama. Arriva un tizio con il cappello della corsa per snowmobiles IronDog: Richard Intravertolo, 50 anni, barba grigia, origini italiane, alito che sa d’alcol. Sostiene che serve una donna al potere: «Gli uomini sono troppo aggressivi». Dopo 10 minuti ha la mano sulla coscia di una ragazza che gli siede accanto al bancone.
Cambiamenti climatici. Sarah dice che le cause sono in parte umane, in parte legate e cambiamenti ciclici di temperatura del pianeta. Ma l’importante è affrontarle, non litigare sulle cause. Biden: «Le cause sono umane, chiaramente umane. E se non capisci le cause, è virtualmente impossibile giungere a una soluzione». O’Connor e la sua amica se ne vanno. Palin attacca i politici della «East Coast» che non consentono di scavare a sufficienza per il petrolio in Alaska. «Non sono mai stata così orgogliosa dell’Alaska», dice Carolyn Moses, 47 anni, geologa, eschimese. Il pubblico si scatena quando Palin sostiene che l’America ha bisogno di una lezione di realtà e questa lezione dovrebbero prenderla «dalla Main street di Wasilla».
Lo scontro tra Biden e Palin sull’Iraq e l’Afghanistan lascia i presenti convinti che la combinazione McCain/Palin sia la più patriottica. Palin sostiene che il surge funzionerà in Afghanistan come in Iraq. Applausi per lei. Ignorato Biden quando replica: «John continua a dirci che il centro della guerra al terrore è l’Iraq, ma vi prometto che se ci sarà un attacco contro di noi è perché Al Qaeda lo prepara dalle colline dell’Afghanistan e del Pakistan». Nessuno nota l’errore di Sarah nel riferirsi al comandante dell’esercito Usa in Afghanistan David McKernan come «generale McClellan». Mentre i candidati litigano su Cheney (e la sua visione dei poteri del vicepresidente: lei è d’accordo che possa avere poteri legislativi), Intravartolo allunga il braccio sulle spalle di Carolyn Moses, che non oppone resistenza. Palin conclude citando Reagan: «La libertà è a una generazione dall’estinzione. Non la passiamo ai nostri figli con il sangue. Dobbiano lottare per difenderla. L’unico che l’ha fatto, che ha lottato, è John McCain».
David Oliphant di Seattle è convinto che Sarah abbia tenuto testa a Biden nonostante lui abbia molta più esperienza. È fiero di lei. Le bionde gemelle Lynn Henry e Leslie Christenson, 48 anni (e la figlia 21enne di Leslie) arrivano subito il dibattito. Hanno la stessa maglietta blu. Sono al bar come team per giocare a freccette. Non hanno dubbi. «Sarah è stata di certo grande e l’ha fatto a pezzi». Joe Guerrero, 54 anni, veterano del Vietnam, amico del suocero di Palin ammette: «Ho più esperienza di lei in diverse questioni, ma Sarah è onesta, è una che lavora sodo, non finge e impara rapidamente». Continua a parlare per mezz’ora. «Come sono andato? – chiede alla fine – Non so cosa ho detto. Ma è quello che penso».
Nessuno dei due è stato un chiaro vincitore, entrambi ne escono bene, senza le ferite inflitte da una seria gaffe, ma senza aver assestato colpi fatali all’avversario. Questi i primi giudizi della stampa e dei commentatori americani.