Emergenza rifiuti in Campania. Cave strapiene, impianti inesistenti: il “trucco” degli “illusionisti” Bertolaso e Berlusconi

Proteste contro la discarica di Terzigno

La nuova emergenza rifiuti in Campania è il “monumento ai grandi illusionisti” Guido Bertolaso e Silvio Berlusconi. Il quadro che disegna Fulvio Bufi sul Corriere della Sera svela il trucco: non si fa altro che riempire le buche e le cave che già ci sono con la “monnezza” in eccesso. Ma le buche prima o poi saranno stracolme, e allora saranno dolori. Di misure di prevenzione non c’è nemmeno l’ombra. Che fine hanno fatto inceneritori, termovalorizzatori e nuovi siti?

Bufo ha ricostruito la vicenda partendo dal principio: il 21 maggio 2008 ci fu il Consiglio dei Ministri “simbolico” nella prefettura di Napoli. Uno “spot” del “governo del fare” che annunciava la soluzione all’emergenza. In quella occasione il premier conferì a Guido Bertolaso i pieni poteri per gestire la situazione “incandescente” della Campania.

Le promesse furono tante, ma di alcune, spiega Bufi, non vi è ancora traccia. Il termovalorizzatore non esiste, l’inceneritore di Acerra funziona solo a intermittenza, la raccolta differenziata a Napoli è attiva solo nei due “quartieri pilota”.

E intanto i siti “tradizionali” si sono riempiti fino al livello di guardia: la discarica di Chiaiano molto probabilmente sarà inutilizzabile dal giugno 2011 (le previsioni parlavano di settembre). La discarica di Terzigno (contro la quale sta violentemente protestandola popolazione locale) dovrebbe sorgere all’interno del Parco del Vesuvio: il progetto era stato firmato e approvato dal Consiglio dei ministri straordinario. E in questa vicenda, ha sottolineato ancora Bufi, Bertolaso ha preferito “passare la palla” alle Province, che adesso hanno competenza sullo smaltimento rifiuti: saranno loro a dover “trattare” coi sindaci interessati.

Il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, si ritrova ora in mano una “patata bollente”: la Finanziaria di Tremonti ha infatti negato i fondi per affrontare l’emergenza.

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Alberto Francavilla