MORATORIA PER LE MOSCHEE OTTERREBBE EFFETTO OPPOSTO

La Stampa pubblica un commento di Marcello Sorgi sulla proposta leghista di bloccare moschee e centri culturali intitolato ”Bloccare le moschee”? Lo riportiamo di seguito:

”Bloccare nuove moschee e centri culturali, almeno fino a quando non sia stata sottoscritta un’intesa tra lo Stato italiano e gli islamici: avanzata ieri dopo l’arresto di due marocchini a Milano, accusati di preparare attentati, e dopo l’allarme lanciato dal ministro dell’Interno Maroni, la proposta della Lega Nord ha subito suscitato molte reazioni, dal Pd a Rifondazione comunista, che arrivano a definirla «incostituzionale».

Ora, che la Lega scelga la strada parlamentare e presenti una mozione per sollevare una discussione, segna invece un passo avanti, se solo si riflette che fino a qualche anno fa fu il ministro Calderoli a minacciare di portare maiali a pascolare sui terreni destinati a luoghi di culto islamici, e così sconsacrarli. Naturalmente, c’è un evidente obiettivo propagandistico (né più né meno di quello che muove le reazioni) nel farsi avanti sull’onda dell’emozione sollevata dal riproporsi della minaccia terroristica. Ma la questione riguarda la possibilità o meno di consentire, o addirittura di favorire, la professione della religione islamica quando purtroppo, dall’interno della vasta platea di fedeli, continuano ad affacciarsi frange di estremisti radicali.

Se parliamo della Costituzione, chiamata in causa dall’opposizione, il dettato è chiarissimo: l’articolo 19 garantisce l’esercizio della libertà religiosa in privato e in pubblico, e di conseguenza la costruzione di edifici dedicati al culto.

Ma l’articolo 8 – successivo a quello che riconosce il Concordato con il Vaticano e regola i rapporti con i cattolici – stabilisce che anche per le altre religioni la libertà va esercitata all’interno di intese con lo Stato italiano.

Negli anni, l’Italia ha stabilito intese con tutte o quasi le religioni presenti sul proprio territorio, tranne che con gli islamici. La ragione di una difficoltà che si trascina dai tempi della Prima Repubblica (era stato Craxi, dopo aver rinnovato il Concordato, a puntare su un accordo anche con l’Islam) è presto detta: al di là del clima più o meno favorevole (oggi senz’altro meno), non è facile trovare un punto d’incontro con una comunità religiosa che non ha gerarchie, non ha pubblici rappresentanti in grado di impegnarsi anche a nome dell’intera assemblea dei fedeli, non può materialmente sedere a un tavolo, se non per discutere, mai per stipulare.

D’altra parte l’Islam prevede che il rapporto del fedele con il proprio dio sia diretto, che l’imam possa solo favorire la preghiera, senza un vero ruolo di pastore né di guida. Di qui appunto l’impossibilità, malgrado la si sia cercata per decenni, di trovare una strada per regolare i rapporti tra l’Italia e gli islamici come con tutte le altre confessioni.

Così, proporre, come vorrebbe la Lega, una moratoria per le moschee fino a nuove intese, equivale in pratica a bloccarle sine die. E in un Paese in cui ormai gli islamici sono milioni, rischia probabilmente di produrre l’effetto opposto, dando la sensazione agli interessati di ridurre la libertà religiosa e comprimendo le posizioni più radicali, fino a rischiare di farle esplodere piuttosto che tenerle sotto controllo.

Quanto sia irrisolto, e quanto forte, il conflitto su questi problemi lo rivelano anche recenti esperienze in città dove più forte è la presenza islamica. A Milano la mancanza di spazi adeguati ha spinto i fedeli a pregare per strada, curvi sui marciapiedi, provocando disagi e proteste dei cittadini che islamici non sono. A Bologna il sindaco Cofferati era riuscito a firmare un accordo con la comunità locale, assegnandole un terreno e creando lo spazio per costruire un’ampia moschea. Ma quando la Lega e comitati di cittadini ad essa vicini hanno proposto un referendum per bloccare la costruzione, Cofferati, piuttosto che affrontare un voto che avrebbe diviso la città e inasprito la situazione (oltre che quasi sicuramente far vincere il fronte del «no» alla moschea), ha preferito fermare tutto. Un rinvio emblematico, simile a quello che la Lega vorrebbe su scala nazionale. Ma che certamente non aiuta la soluzione del problema”.

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