IL PARERE – «Per un verso si capisce molto bene la situazione ingombrante e imbarazzante di una ragazza che suo malgrado si trova incinta», afferma il presidente del Pontificio consiglio per la Pastorale della salute .
«Non è che non comprendiamo il problema. Così come comprendiamo cosa significa avere un figlio fuori dal matrimonio e tutte le difficoltà in cui si possono trovare le persone in questi casi. Sono drammi. Ma c’è anche una gerarchia dei drammi e il dramma maggiore è la morte, tanto più se inflitta ad una persona innocente come un figlio che deve nascere. Per questo motivo dobbiamo sempre dire, in modo forte e delicato al tempo stesso, che la vita viene prima di tutto il resto. L’aborto è uccidere, togliere la vita una persona innocente, perché, anche se nei primi momenti della sua esistenza, l’embrione è un essere umano con tutti i diritti». La Ru486, più specificamente, rientra tra i farmaci che «non sono tanto innocenti per la salute delle donne che li assumono», afferma il cardinale Barragan.
L’ITER – L’Aifa (lAagenzia italiana del farmaco) ha annunciato che entro la fine dell’anno questa pillola abortiva dovrebbe entrare in commercio in Italia e il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, denuncia che varie donne sono già morte per avere assunto questo farmaco. «Ad ogni modo l’aborto è sempre aborto, a casa o in clinica», afferma il porporato. La condanna della Ru486 è stato, peraltro, ribadito nel recente documento vaticano "Dignitas personae", un’istruzione della Congregazione per la dottrina della fede vincolante per i fedeli cattolici. Anche la "pillola del giorno dopo", peraltro, viene bocciata dall’ex Sant’Uffizio per la sua "intenzionalità abortiva". «Il nocciolo di quel documento – spiega ora Barragan – non è un indicare ricettario morale o un tentativo di moralizzazione, ma ribadire che la vita è un dono d’amore che Dio vuole che si generi dove c’è amore, cioè all’interno del matrimonio unico e indissolubile».
MELONI – Ma non è solo il Vaticano a discutere dell’introduzione della pillola abortiva. Sulla questione ritornano anche i membri del governo. «La prossima somministrazione della pillola Ru486 in Italia impone a tutti il dovere di informare correttamente le donne italiane che intenderanno farne uso»: l’esortazione è del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni. Il ministro sottolinea che si tratta «di un farmaco potenzialmente pericoloso per la loro salute, la cui vendita è stata autorizzata dall’agenzia farmaceutica in virtù di un accettabile rapporto costi-benefici purché il suo impiego sia coerente con la legge 194 e purché sia previsto esclusivamente in ambito ospedaliero. Ciò vuol dire che si è ritenuto questo farmaco non più pericoloso della tecnica normalmente usata per gli aborti, ma sempre di aborto si tratta». Per questo la Meloni si appella alle «ragazze italiane»: «Non considerate la pillola Ru486 un anticoncezionale – avverte – perché non lo è».
UDC – Non mancano però proprio le critiche rivolte all’esecutivo da parte dell’opposizione. «Siamo profondamente delusi – sottolinea il deputato Udc Luca Volontè, riferendosi al ministro della Salute Maurizio Sacconi e al sottosegretario Eugenia Roccella – dall’incomprensibile inerzia del governo nei confronti della Ru486. Dopo sette mesi non solo l’esecutivo non è stato in grado di impedire l’introduzione della pillola abortiva ma anche la sospensione delle linee guida sulla legge 40 e i nuovi regolamenti per una più corretta applicazione della 194 sono rimasti lettera morta».