Il Vaticano, attraverso monsignor Gianfranco Ravasi, interviene nel dibattito avviato ieri dalla Lega e si dice favorevole alla costruzione di nuove moschee, "purché lo Stato controlli". Roberto Cota, capogruppo del Carroccio alla Camera ribadisce la volontà di bloccare i centri religiosi musulmani e spiega che serve una legge "per tutelarci". Anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni oggi torna a parlare della moratoria e dice che "sarà il Parlamento a decidere", però sottolinea che bisogna intervenire contro i centri culturali che diventano "luoghi di reclutamento e di finanziamento per attività terroristiche". Poi propone di estendere ai centri culturali islamici sospettati di fare proselitismo di tipo terroristico la norma della legge Mancino che consente al ministro dell’Interno di sciogliere le associazioni che fanno propaganda razzista.
L’opinione della Santa Sede. "I luoghi di culto che sono sede di una presenza spirituale autentica sono legittimi e diventano luoghi benefici per la conoscenza”, ha affermato stamattina Ravasi, presidente del pontificio consiglio della Cultura della Santa Sede, durante la giornata di studio su ”Culture e Religioni in dialogo”.
La questione, ha spiegato Ravasi, presenta tuttavia due facce. "Da un lato – ha detto il ‘ministro’ vaticano della Cultura – bisogna riconoscere la legittimità del luogo di culto; d’altra parte questo non deve diventare un modello diverso". Quindi, se una moschea assume finalità politiche, "eterogenee alla propria identità religiosa", allora "lo Stato esige una verifica" e ha "il diritto di intervenire".
"Io capisco che per alcune culture tante volte è difficile distinguere come distinguiamo noi – ha concluso Ravasi – ma la nostra è una società occidentale che distingue tra ambito religioso e ambito politico, ‘A Cesare quel che è di Cesare”’.
La lega difende la moratoria. La risposta del Carroccio è stata immediata: "Abbiamo avanzato una proposta, ma siamo pronti a discutere".
Maroni, ministro dell’Interno ed esponente della Lega, ha spiegato: "Ci sono luoghi che non sono mai denominati moschee, ma sono centri culturali dove si fa di tutto: si somministra cibo, si fa scuola, si prega anche e, in alcuni casi, è dimostrato si fa reclutamento e finanziamento di attività terroristiche. E’ ora di accendere un riflettore su queste attività ".
Il capogruppo alla Camera Roberto Cota ha difeso la moratoria: "Chiediamo soltanto di fermarci un attimo a riflettere in attesa di una legge che regolamenti questo tema. Vogliamo tutelare il diritto di professare una fede, ma vogliamo tutelarci anche noi".
