
Silvio Berlusconi che seguiva la partita con il Verona non ha portato fortuna al Milan.
Povero Berlusconi, non è stata una bella giornata quella di sabato per lui. Prima la rissa tra i suoi gerarchi, una ventina in tutto, poi la botta del Milan. Il tutto in un clima anche meteorologico da tregenda, con un acquazzone da film dell’orrore.
Lite o non lite sulla line da tenere, Berlusconi aveva mandato tutti via prima della partita, alle 18 e aveva così posto termine al vertice Pdl a Villa San Martino.
Aveva promesso alla squadra di guardarla in tv, ma forse era meglio se non l’avesse fatto. Nota Libero che
“per l’allenatore Massimiliano Allegri si preannunciano ore di burrasca. Il tecnico toscano avrà molto da spiegare al suo presidente: perché, nonostante la preparazione fisica anticipata per il preliminare Champions (mercoledì ritorno a San Siro contro il Psv), la condizione dei rossoneri è così carente? E perché quell’atteggiamento di supponenza e superficialità anche dopo il meritato svantaggio? Quasi il Milan avesse mutuato le peggiori, e non le migliori caratteristiche del suo unico vero fenomeno, Mario Balotelli. Una squadra senza carattere, di fronte ai padroni di casa assatanati, determinati, granitici”.
Prima della partita in campo a Verona, altro match, proprio nel salotto di casa. Barbara Romano descrive su Libero la “spaccatura totale” del Pdl citando un “superfalco” e una”colomba”, entrambi anonimi:
Superfalco: «Dopo quello che ha detto Berlusconi, fossi un ministro, io mi dimetterei».
Colomba: «Abbiamo vinto noi, abbiamo ricondotto Berlusconi alla ragione».
In realtà, non sembra che lo scopo della riunione fosse di prendere delle decisioni, che Berlusconi prende in totale autonomia. Tutto fa pensare a una melina pre tattica, un po’ come quando i gatti litigano e urlano. Non bisogna mai dimenticare, quando c’è di mezzo Berlusconi, che anche vicino agli 80 anni nei giochetti d’astuzia è il più bravo di tutti, e tutto fa pensare a una sceneggiata, anche se, secondo Barbara Romano, al “redde rationem” tra falchi e colombe del Pdl, sembra abbia
“vinto la linea dura”
dopo che, nel “vertice” a casa di Berlusconi, il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, e l’ex capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto hanno litigato a muso duro e anche se, come in ogni corte che si rispetti, il sovrano Berlusconi non ha mostrato di aver deciso nulla, ma la sua linea in questo momento pende più dalla parte dei pasdaran
Il vertice era stato preceduto da un comunicato congiunto dei ministri Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello:
«Ad ausilio preventivo di cronache e retroscena, oggi dal presidente Berlusconi non andrà in onda un match tra la squadra parlamentare del Pdl e la sua delegazione governativa in versione “pseudo-sindacale”. Oggi si riunirà un partito determinato a perseguire la strada migliore per il bene del nostro Paese, del nostro leader e del nostro movimento politico».
La dichiarazione che aveva tutto il sapore di una
“excusatio non petita”. È stato l’intervento di Verdini quello che il leader ha apprezzato di più. Quando il coordinatore nazionale ha dichiarato: «Non c’è da aspettarsi niente, non possiamo governare con questa gente, non c’è più nessun margine di trattativa, basta», Berlusconi, annuendo vistosamente, ha esclamato: «Condivido tutto quello che dici, parola per parola». «Ma sì, rompiamo, andiamo a elezioni e vinciamole, cosa aspettiamo?», ha rincarato Daniela Santanché.
Fabrizio Cicchitto ha cercato di frenare i bollenti spiriti:
«Occhio, che le categorie sono veramente molto preoccupate di un’eventuale caduta del governo, daranno la colpa a noi, sarà un’emorragia di voti».
«Ma chi cazzo se ne frega», è sbottato Verdini.
Anche Quagliariello, che oltre a essere ministro è senatore, ha messo in guardia Berlusconi dal provocare la crisi: «Attento, perché Letta ha già venti senatori, soprattutto grillini, pronti a passare con lui se noi del Pdl ci sfiliamo», ha avvertito, perorando la via del ricorso alla Corte Costituzionale per bloccare la decadenza del Cav in Giunta immunità. Proposta che non ha scaldato gli animi. Era questo il clima respirato dalle colombe, che si sentivano «in trappola» ieri ad Arcore. Tant’è che, fiutata l’aria, Alfano ha mutato piume, diventano il più falco di tutti: «Presidente, siamo pronti a staccare la spina al governo», ha giurato, «dicci quello che dobbiamo fare e noi eseguiamo, a un tuo segnale noi ci dimettiamo».
L’intervento della Santanché ha anche offerto l’occasione a Berlusconi per una battuta del genere avanspettacolo che tanto gli piacciono e tanto danno gli hanno causato.
Santanché cita il Vangelo: “Presidente, finora hai sempre offerto l’altra guancia. E te le hanno schiaffeggiate entrambe”. Berlusconi ritrova il sorriso per un attimo: “Altro che guance, questi vorrebbero anche il c…”.
