Marco Travaglio lancia una sfida al Movimento 5 stelle sulla banca d’Italia. Non si tratta di una provocazione, è una idea importante anche se rivoluzionaria e quindi difficilmente attuabile da parte di quella élite (questa sì che è una élite sul serio, di quelle che non si toccano, anche Mussolini con tutti i suoi complotti ci girò al largo) che controlla le sorti della Banca d’Italia da prima del Regno di Sardegna.
I punti del ragionamento di Travaglio sono:
1. La critica a Bankitalia è sacrosanta, viste le scandalose culpae in vigilando di Visco&C.;
2. prima di opporsi al vicedirettore Luigi Signorini e prossimamente al dg Salvatore Rossi, servono alternative credibili.
3. Nel 2005 due coraggiosi ispettori di Palazzo Koch, Giovanni Castaldi e Claudio Clemente, bocciarono l’assalto del banchiere di Lodi Gianpiero Fiorani ad Antonveneta, benedetta dal governatore Fazio e dal fronte trasversale FI-Lega-Ds che sponsorizzava le scalate parallele di Unipol a Bnl e dei furbetti Ricucci&C. al Corriere.
4.Partì l’inchiesta, Fazio si dimise, ma Clemente e Castaldo, anziché premiati, furono degradati.
5. Che aspetta il “governo del cambiamento” a fare i loro nomi per una scelta interna di forte discontinuità e trasparenza?
Non facciamoci illusioni. Il Sistema non lo consente.