
ROMA – Sicurezza per tutti, pedoni e ciclisti: non si può che essere d’accordo con la scrittrice Susanna Tamaro, che ha scritto per il Corriere della Sera un articolo sui rischi che corrono ogni giorno in strada milioni di italiani, come pedoni e ciclisti di essere uccisi, come automobilisti di trasformarsi in assassini.
Il tema è visto in una tripla ottica, quella di automobilista, quella di ciclista e anche quella di vittima, come pedone, di un investimento.
La parte più innovativa è proprio quella del racconto da “sopravvissuta”.
“Quante volte, io stessa, guidando nei pomeriggi invernali, ho rischiato di diventare un pirata della strada, trovandomi di colpo davanti al cofano pedoni, jogger e ciclisti privi di qualsiasi segnalazione luminosa. C’è una grande carenza di educazione stradale. Non viene mai ricordato alle persone, per esempio, che, se si cammina per strada, bisogna procedere nella direzione opposta ai veicoli, per la propria e altrui incolumità.
“Esiste già una legge che impone alle biciclette che circolano nelle ore notturne e fuori città l’uso di fanali e di catadriotti sulle ruote e sui pedali, oltre al giubbino catarifrangente per il ciclista. Eppure non ho quasi mai visto un ciclista indossarli, né biciclette fornite di illuminazione. Come ho incrociato rarissimi joggers dotati di indumenti che rendessero visibile la loro presenza di sera e di notte”.
Segue una proposta di elementare buonsenso:
“Data la grande quantità di persone che ormai corre lungo le strade all’imbrunire, non sarebbe il caso di introdurre nel codice della strada una norma che imponga il dovere di indossare anche ai pedoni un giubbotto catarifrangente, magari dotato di led luminosi, per evitare nuove tragedie, trasformando persone caute, tranquille e sobrie in pirati della strada? Come sarebbe anche da prendere in considerazione l’ipotesi di evitare di correre o andare in bicicletta con la musica a palla nelle orecchie. L’udito è uno dei sensi che ci permette di entrare in uno stato di allarme. Ritardare anche di pochi secondi questa percezione può far la differenza tra la vita e la morte.
“Personalmente, io, quando vado a correre o salgo in bicicletta, metto un gilet catarifrangente anche di giorno perché comunque ciò mi rende più facilmente percepibile. Questo non mi metterà mai al riparo dai veri pirati, ma almeno permetterà alle persone normali e responsabili di accorgersi della mia presenza da una distanza ragionevole”.
Conclude Susanna Tamaro:
“Prevenire i comportamenti pericolosi degli automobilisti con controlli serrati è uno dei compiti irrinunciabili delle forze dell’ordine”.
Giusto, ma come fanno a imporre ai ciclisti il rispetto della legge, se non c’è una targa che permetta di identificarli anche senza fermarli?
E come si fa a fermare un ciclista? A forza di braccia?
