
Massimo D’Alema attacca Matteo Renzi direttamente e con humour (stiamo eleggendo un segretario, non un dattilografo). Lo fa anche trasversalmente, invelenito per il sostegno che i giornali danno a Renzi (leggi Repubbkuca) e colpendo Matteo Renzi nei suoi legami che più si scostano dal cliché di un segretario di partito di sinistra, ad esempio Flavio Briatore. Briatore era noto come ultrà berlusconiano, scoprirlo organico al Pd deve essere una sorpresa per molti.
Briatore chiamato in causa con spregio (“e chi li smonta i gazebo, Briatore?) ha titolo di replicare: io so farlo, tu no, perché non hai mai lavorato.
Il battibecco, rigorosamente via Twitter, dà un’idea quasi plastica di dove è la politica. Oggi un inventore di locali notturni è titolato a insultare un leader politico di un certo livello (D’Alema è stato primo ministro e ministro degli Esteri e segretario dell’ex Pci). Piena dignità ai locali notturni, ma il tono complessivo è incongruo.
In questo quadro, perché stupirsi se Anna Maria Cancellieri si auto assolve e resta al suo posto di Ministro della Giustizia, nonostante il crescente imbarazzo tra gli italiani?
