
ROMA – Federica Mogherini, ministro degli Esteri al centro di due visioni opposte su come lei Mogherini e l’Italia sono viste nel mondo, quella di Repubblica e quella del Giornale. Quale dei due quotidiani avrà ragione lo sapremo a breve.
Tema: ce la farà Federica Mogherini a diventare ministro degli Esteri della Unione europea? Svolgimento:
1. Su Repubblica di giovedì 21 agosto Alberto D’Argenio si produce in parole che entreranno in una futura antologia di cronache del Regime:
“Il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha appena incassato il via libera delle Camere all’invio di armi ai curdi. Siede nel cortile di Montecitorio. Invita l’Europa a reagire unita anche di fronte al rischio terrorismo.
Di fronte alla domanda sulle sue chance di diventare Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione, decisione che sarà presa dai leader Ue il 30 agosto, non si scompone. Il viso comunica serenità e convinzione di potercela fare, anche se non lo può dire apertamente”.
In un titoletto a parte, un redattore di Repubblica chiosa:
“Non è mai stata esplicitata la critica alla candidatura mia a commissario. C’è un problema di equilibri da trovare. Il timore di attentati c’è ma non cresce per la scelta di inviare armi. Nessun Paese del resto è immune da pericoli”.
2. Il Giornale, martedì 19 agosto, ha fatto questo titolo, “L’ultimo schiaffo all’Italia: fuori dal vertice sull’Ucraina” a un articolo di Gian Micalessin:
“Candidiamo «Lady Pesc», ma il nostro ministro non è invitato al tavolo di Berlino”.
L’articolo è corredato da due foto prese da Oggi: ritraggono Federica Mogherini sdraiata al sole di Capalpio, watering hole estiva della sinistra chic, da sola e con marito e figlia. Le foto sono riunite da un titolino, “governo balneare” e la didascalia spiega che la scena si svolge sulle coste della Toscana, in Italia, mentre i colleghi della Mogherini sono riuniti a Berlino, in Germania, a parlare di Ucraina, Russia e sanzioni.
Come ha scritto Gian Micalessin,
“possiamo anche illuderci che i nostri partner europei accettino la candidatura di Federica Mogherini a responsabile della politica estera di Bruxelles. La realtà però suggerisce altri scenari”.
Recenti precedenti di delusioni cocenti le abbiamo ancora sulla pelle nazionale: quella di Massimo D’Alema che sarebbe dovuto diventare anche lui ministro degli esteri dell’Europa, e quella di Franco Frattini a segretario generale della Nato.
“Assai più spigolosi. Partiamo dall’amara realtà. O meglio dal vertice sull’Ucraina di ieri a Berlino durante il quale il ministro degli esteri francese Laurent Fabius e quello tedesco Frank-Walter Steinmeier hanno inutilmente cercato di mediare tra le posizioni dell’omologo ucraino Pavlo Klimkin e di quello russo Serghiei Lavrov.
Al di là dei risultati il dato per noi più grave e rilevante è l’assenza di una Mogherini ritrovatasi platealmente esclusa nonostante il doppio ruolo di ministro degli esteri di un’Italia presidente di turno Ue e di candidata a responsabile della politica estera dell’Unione. Ma lo sgarbo, dopo quello analogo già subito a luglio, non è semplice scortesia.
È soprattutto la dimostrazione dell’irrilevanza politica del nostro governo. Un’irrilevanza decretata e imposta dagli «amici» Hollande e Merkel nonostante le pubbliche lusinghe regalate a Matteo Renzi. Dietro all’esclusione c’è anche la consapevolezza che a Roma nessuno minaccerà ritorsioni. Renzi al più s’esibirà in qualche nuova elettrizzante battuta mentre la Mogherini si giustificherà esibendo il consueto elenco di buone intenzioni.
Nulla rispetto all’ennesimo calcio in faccia subito dall’Italia. In veste di presidente di turno dell’Unione Roma è chiamata, se non ad organizzare, almeno a coordinare le iniziative diplomatiche europee. Non esser stati a Berlino significa ignorare le iniziative assunte da Berlino e Parigi nei confronti di Kiev o Mosca. Come dire che dovremo, nonostante la presidenza di turno, limitarci ad assecondare le scelte di Francia e Germania nell’ambito di una crisi ucraina per noi gravida di conseguenze.
Da questo punto di vista le ripercussioni per l’economia e l’industria italiana rischiano di esser assai peggiori del «vulnus» politico. L’Italia è oggi il quarto partner economico di Mosca con un volume d’interscambio di circa 40 miliardi di euro. E le nostre aziende arrivano subito dopo quelle tedesche nella classifica dei principali interlocutori del mondo russo. In virtù di ciò soffriremo più di altri le conseguenze delle sanzioni anti Putin adottate dall’Europa a fine luglio. […]
L’irrilevanza del nostro governo, la sudditanza nei confronti di Parigi e Berlino, l’esclusione da decisioni di politica estera per noi vitali rischiano insomma di ridurre sul lastrico altre aziende e regalarci altri disoccupati. E questa è senza dubbio la condanna peggiore. Ben più grave dell’altrettanto probabile bocciatura europea di Federica Mogherini. Un ministro a cui gli «amici» di Berlino e Parigi non sembrano aver nessuna voglia di regalare una poltrona europea. Un ministro che gli stessi «amici» hanno preferito lasciare in queste ore al sole di Capalbio”.