ROMA – Chi rompe paga e i cocci sono i suoi, arrangiati da sola: questo, in pratica, hanno risposto l’ex editore dell’Unità Renato Soru e i responsabili del Pd attuale a Concita De Gregorio che s’è vista pignorare casa e beni ed è costretta a pagare di tasca sua i risarcimenti per le cause perse dal quotidiano che nel frattempo è fallito.
Se ne lavano le mani. Il primo lo fa in pubblico, sollecitato dalla stampa. I secondi in privato: dal sottosegretario del presidente del Consiglio Lotti ai vertici del partito. “Mi aspettavo che intervenissero Renato Soru, l’editore che mi assunse, e il Pd, che di fatto controllava il quotidiano. Ma Soru è sparito, mentre il Pd renziano sostiene che il partito non c’entra”, deve ammette rassegnata la De Gregorio.
Soru si dichiara solidale ma finisce lì. “Io non mi occupo più del giornale da diversi anni. Dal 2011. Anzi, in realtà praticamente dal 2010. Non mi sento responsabile né legalmente, né moralmente di quanto accaduto dopo. Ciò detto, sono solidale con i giornalisti e le persone interessate in questa vicenda e credo che debba esserci una soluzione. Ciò che sta accadendo agli ex direttori e agli ex giornalisti è grave”, ha dichiarato nell’intervista doppia a Repubblica e Corriere della Sera. Auspica “una soluzione, anche legislativa” e, assicura, “parteciperò in prima persona per trovarla”.
“Allo stato attuale, con la società in liquidazione, ho perso praticamente tutto ciò che avevo investito e, se proprio vogliamo dirla brutalmente, io mi considero parte lesa”, dice Soru. “Ho cercato di contribuire a salvare l’Unità e ci ho rimesso l’intero investimento, davvero fino all’ultimo euro”. Dal Pd stessa solfa: l’eredità pesante di fallimenti e perdite sembra esser finita in una sorta di bad bank e chi s’è visto s’è visto.
Tanto, se proprio una soluzione si deve trovare, ci penserà il contribuente Pantalone. Anche “i bambini lo sanno”, per citare l’ex segretario diventato regista Veltroni che fortissimamente volle Concita sulla sedia di direttore. Sedotta e abbandonata.