E poi perché pensavo, allora, nel mio cantuccio, come oggi, libero e incondizionato pensionato, che la libertà di espressione non è solo un diritto assoluto, un bene indiscutibile. Un diritto sempre conculcato, oggi un po’ meno che nei millenni passati. Ma che sempre il potere tende a opprimere. Se seguite in trasparenza lo scandaletto che affligge la famiglia reale inglese, vi rendete conto che il Paese dove nacque la libertà di stampa è ancor oggi afflitto dal vizietto della censura.
E se scavate nella memoria della nostra repubblica italiana, furono proprio due paladini, pilastri, eroi della nostra libertà a mandare in carcere un giornalista, Giovanni Guareschi, per una vignetta e una notizia.
La libertà di manifestazione del pensiero è per me essenziale al progresso, alla crescita economica, al benessere. Decrescita più o meno felice è sinonimo di fascismo. Fascismo è architrave di arretratezza: Italia, Spagna, Portogallo, Argentina sono nella storia a dimostrarlo. Sarà un caso, ma sono i ricchi e i loro figli a idealizzare l’involuzione dell’economia. Ditemi un povero che la sostiene. Ditelo a quegli africani che rischiano la morte per venire in Europa, invece di starsene felici e contenti nella loro miseria.
Libertà di parola e di diffusione di ogni parola, anche estrema, è condizione necessaria anche se non sufficiente di quella crescita.
Prima di tutti questi bei concetti e idee e ancor più di essi, però, da parte mia c’era e c’è la stima per l’uomo Flores. Un uomo che può essere insopportabile, ma davanti al quale non puoi non inchinarti. Non puoi non ammirare la sua forza nelle avversità, personali e di famiglia. Non te ne sei quasi accorto, non te le ha fatte mai pesare. Né le ha fatte sentire a Micromega, la sua creatura. Decoro, dignità, orgoglio.
La scelta di reagire alla chiusura di Micromega decisa dalla nuova proprietà del gruppo editoriale ora Gedi, rilanciando Micromega è una sublime prova di coraggio e resilienza, se si vuole usare un termine oggi in voga ma difficile da praticare. A 77 anni quasi compiuti si pensa a tirare i remi in barca, altro che imbarcarsi ancora in una avventura iniziata quando avevi metà degli anni.
La chiusura di Micromega costituisce per me anche un piccolo spunto di riflessione sugli intrecci della vita. John Elkann ha chiuso una rivista che per anni Carlo De Benedetti, più feroce del feroce Saladino davanti alla semplice idea di un costo, ha sempre sostenuto e difeso; 30 anni prima lo stesso De Benedetti aveva fatto chiudere una rivista culturale edita dalla Mondadori di cui era principale azionista. Anima di quella rivista era Alain Elkann, padre di John.
Paolo Flores porta come qualifica filosofo, credo perché insegnava filosofia all’università. Il vizietto del giornalismo italiano di regalare etichette. Filofosi sono anche stati battezzati Rocco Buttiglione e Massimo Cacciari. Vien da ridere a uno che, come me, pensa che dopo Aristotele è stato tutto un rielaborare la rielaborazione, con la parentesi di Galileo, Leibnitz e contemporanei.
In realtà sul biglietto da visita, che forse, come me, non ha, dovrebbe scrivere: genio del marketing, Cosa di meno si può dire a un giornalista-editore-direttore-diffusore che per anni ha fatto comprare la sua rivista, numero dopo numero, a decine di migliaia di persone. Le faceva sentire parte di una comunità intellettuale, allargava i loro orizzonti culturali, sosteneva idee anche fastidiose e controverse. Con poco successo? Vox clamantis in deserto: è il destino di tutti i giornali non conformisti, pensate in Usa a The Nation (sinistra) e National Review (destra). In un mondo di yes men e di lecchini, è meglio di un antivirus.