
Piero Marrazzo ha parlato della sua vicenda umana e del suo futuro con Laura Rio del Giornale. Bella intervista, brava lei, convincente lui. Il suo partito, il Pd, lo aveva brutalmente scaricato, al primo starnuto. In fondo non era dei loro. Forse non era nemmeno adeguato, un giornalista con nome e faccia molto noti, messo lì per fare vedere che la società civile e prendere voti: l’hanno pagata cara la fretta di far fuori Marrazzo, perdendo la presidenza della Regione Lazio a favore di Renata Polverini, quota An ex sindacalista dell’ex fascio.
Perché, si chiede Laura Rio,
“un uomo che ha successo, soldi, potere, popolarità, amore, una bella famiglia, a un certo punto sente il bisogno di passare notti insieme a dei transessuali? E perché arriva a un tale punto da rovinarsi completamente la vita? Sono le domande che in molti si sono fatti all’indomani dello scandalo che ha portato Piero Marrazzo a dimettersi dalla presidenza della Regione Lazio.
“Sono le domande che lui stesso si è fatto in questi quattro anni, da quella sera in cui alcuni carabinieri entrarono nell’appartamento di via Gradoli per filmarlo mentre era insieme a Natalie per poi ricattarlo. Una storia di sesso a pagamento, cocaina, ricatti, omicidi, che ha portato all’arresto dei carabinieri, e che per l’ex governatore si è chiusa senza alcun procedimento penale.
“Dopo mesi di riflessione e di terapia, lui si è dato questa risposta:
«Non è stato lo stress derivante dal successo, dal potere, dalla quantità di impegni a portarmi a commettere questi errori. Ma una questione strettamente personale che ha attinenza con Piero uomo e non con Piero personaggio politico».
E una questione con cui Piero uomo ha fatto i conti, tanto che ora è pronto a riapparire in televisione, a tornare a fare il suo primo lavoro di giornalista e di conduttore.
«Sono un giornalista Rai da quasi trent’anni. Lo era mio padre. Non ho alcun carico giudiziario pendente (tranne un’indagine per abuso d’ufficio che si concluderà agli inizi di novembre), non ho commesso reati, non sono stato sospeso dall’albo dei giornalisti, per quattro anni mi sono tenuto lontano dal video, non ho alcuna dipendenza dalle droghe. Se tutto questo non basta, allora in questo Paese è vietato sbagliare, allora non c’è possibilità di sanare i propri errori».
“C’è già chi dice: «Con tutto quello che ha combinato, noi continuiamo a pagargli lo stipendio».
«Visto che sono un dipendente Rai, per me è un dovere oltre che un diritto tornare a lavorare, non un premio.
“Quelle persone coinvolte nella vicenda e rimaste uccise (il pusher Salustri e la trans Brenda) non popolano isuoi incubi?
«Sono fatti in cui non c’entro assolutamente nulla. Le ho lette sui giornali. Ribadisco che sono una vittima, non un reo. Come la magistratura ha accertato».
«Qualcuno pensava che mi sarei ucciso. Ma ho capito che solo proseguendo nella vita si può riparare l’errore. Oggi sono un uomo pieno di cicatrici ma più ricco. I giovani devono sapere che la vita si può affrontare, in ogni caso. Se questo messaggio non passa, continueranno a esserci drammi come quello del giovane gay di 21 anni che si è ammazzato ieri perché aveva rinunciato a lottare».
Tutte cose sacrosante, tutti argomenti condivisibili. Però qualcosa stona, nella mano di miele stesa sull’amaro della vicenda, per stimolare la ghiandola del buonismo, che in Italia ha una secrezione continua e abbondante.
Non è stata e non è solo una questione privata di un uomo che nel suo intimo e anche non nel suo intimo può fare a testa alta quello che vuole. Resta il fatto che lui era, quando è successo, il presidente della Regione Lazio, che tutti quei soldi elargiti al ridondante Natalie e ai suoi colleghi trans erano un po’ troppi anche per gli standard degli stipendi e delle note spese Rai.
La storia di Piero Marrazzo esce dal suo privato, diventa un fatto politico, non giudiziario, che fa il paio con le feste dei maiali di An che la Polverini ha difeso. Sempre il solito problema, dei nostri soldi, delle nostre tasse, di cui loro, i politici e la loro corte di funzionari, fanno quello che vogliono.
Sono tanti, più di un milione, sono forti e prepotenti. Se non hanno più soldi, ci sparano una addizionale Irpef. A noi resta solo di subire e tacere.