Rai bond, obbligazioni in Irlanda, paradisetto fiscale. Milano perché no?

Rai, primo bond a Dublino. E perché non a Milano?

ROMA – La Rai a breve emetterà il primo bond, la prima obbligazione della sua storia: su Repubblica siamo informati sul modo con cui l’azienda si fornirà di denaro sul mercato alla caccia di almeno 350 milioni di euro per sostituire debiti in scadenza con sistema bancario, del fatto che sarà Moody’s la società che ne fornirà il rating prima delle emissioni. Veniamo anche informati, in un articolo un po’ nello stile da house organ, di un dettaglio, quasi fosse una nota a piè di pagina, un dettaglio  abbastanza trascurabile, il fatto che

la documentazione disponibile al ministero della Economia rivela che il dg Gubitosi e il suo direttore della Finanza, Camillo Rossotto, hanno guardato al Lussemburgo, per poi virare su Dublino, piazza «più favorevole all’emittente». (Aldo Fontanarosa e Carlo Moretti, La Repubblica).

Lussemburgo, Dublino? Delude che un giornale come Repubblica  non chieda: perché non la piazza di Milano visto che fino a prova contraria l’emittente, in tutti i sensi, appartiene allo Stato italiano? Certo è tutto lecito, si spera almeno, e che è giusto scegliere la piazza più favorevole a chi l’obbligazione la lancia, ma poi come fa lo stesso Stato italiano (tramite il suo braccio fiscale) a diffidare di chiunque in Italia osi fare la stessa cosa e sospettarlo come minimo di elusione fiscale, se poi evita accuratamente di fornire il buon esempio.

La Rai approfitta delle legislazioni più accomodanti offerte da quelli che, quando sono le aziende private a cercare di massimizzare i profitti, con disprezzo etico vengono bollati come paradisi fiscali . Se lo fa la Rai invece la retorica cambia verso: sta operando nel più felice dei sistemi, quello che con la globalizzazione del capitale ha abbattuto le anacronistiche frontiere e gli obsoleti Stati nazione. Due pesi, due misure, proprio come quando si impazzisce per dirimere giuridicamente il confine tra evasione fiscale, elusione e abuso di diritto, quando cioè quello che fai non è corretto ma non è la legge a dirlo.

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Warsamé Dini Casali