
ROMA – Renzi “Robin Hood” ma restituisce solo parte della “rapina” alla Banca d’Italia. “Meno Irpef, più tasse sulle banche” (Il Messaggero), “Stangata su banche e manager” (La Repubblica), “superprelievo alle banche” (Corriere della Sera): il capolavoro propagandistico di Matteo Renzi è aver convinto tutti, grandi giornali in testa, che da bravo Robin Hood toglie ai ricchi (le banche, i manager) per dare ai poveri (gli 80 euro mensili a chi è sotto i 25mila euro fino agli incapienti a zero Irpef). Contro le banche, per il popolo, roba da far morire d’invidia Beppe Grillo (e questo è il capolavoro politico, batterlo con le sue stesse armi).
Il classico coniglio estratto dal cilindro del mago rottamatore è il raddoppio della tassa che le banche devono pagare sugli entroiti derivanti dalla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia. Un capolavoro perché l'”operazione di giustizia sociale”, il mettere materialmente dei soldi sonanti in più nelle buste paga era necessario, giusto, progressista. Un capolavoro perché nasconde, dietro la restituzione di un pezzo importante del regalo fatto alle banche, la scorrettezza di principio della rivalutazione stessa, peraltro ereditata dal governo precedente.
Il capitale liquido non è liquido, ma le banche chiedono che le quote di Banca d’Italia siano computabili nel valutare i requisiti di capitale imposti dalle nuove autorità di supervisione europee. Si è così creata una specie di associazione a delinquere nel cercare di chiudere nel più breve tempo possibile la partita. (Tito Boeri, La Repubblica)
Se ne era accorto Tito Boeri, un simpatizzante. Se ne era accorta la Bundesbank, l’Unione europea che ravvisa impropri aiuti di Stato alle banche, il Wall Street Journal. In Italia, sul luogo del delitto, a Robin Hood, sembrano dire gli ipnotizzati commentatori, non gli si può fare una colpa sull’origine del tesoretto trovato: una rivalutazione fittizia che serve alle banche (quali banche? vogliamo dire quella decina di soggetti da Unicredit, Generali, Intesa e Mps in giù) per meglio sostenere quelle ricapitalizzazioni inevitabili in vista degli esami europei cui guarda caso non partecipano gli azionisti come le Fondazioni (il braccio finanziario dei partiti sul territorio). Non sembra appropriato ricordare ai cittadini che con la soglia limite di partecipazione azionaria al capitale di Banca d’Italia, le stesse banche sono obbligate a vendere le quote eccedenti e siccome sul mercato non se le compra nessuno, il riacquisto se lo accolla il Tesoro.
