Riforma Senato indigna molto ma pochi, Napolitano triste finale

Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – Matteo Renzi alla guerra del Senato, mentre l’indignazione, minoritaria e circoscritta, a destra e a sinistra, aumenta.

Norma Rangeri sul Manifesto continua a sottolineare gli aspetti negativi, anzi pericolosi, di quanto sta accadendo. L’articolo di venerdì 25 luglio è intitolato “La vittoria di Pirro” e sostiene questi punti:

1. In un regime par­la­men­tare, l’ultima carta di una demo­cra­zia è l’ostruzionismo e la sto­ria della nostra repub­blica è ricca di pagine che rac­con­tano per­so­naggi e inter­preti del fili­bu­ste­ring nei momenti di mag­gior con­tra­sto politico.

2. Deci­dere di tron­care il dibat­tito sulla più pro­fonda tra­sfor­ma­zione dell’assetto costi­tu­zio­nale mai rea­liz­zata dal dopo­guerra, sce­gliendo un rigido con­tin­gen­ta­mento dei tempi per­ché l’8 di ago­sto il pre­si­dente del Con­si­glio deve por­tare a palazzo Chigi il bot­tino di guerra è, innan­zi­tutto per lui, il segno di una vit­to­ria di Pirro.

3. Chi vuole vin­cere senza con­vin­cere, chi mostra i muscoli per nascon­dere la con­fu­sione, in realtà rivela la pro­pria debo­lezza.

4. Se ancora c’era qual­che dub­bio sulla natura post-democratica del lea­der che ci governa, da ieri sarà più dif­fi­cile soste­nerlo. E del resto que­ste pes­sime riforme costi­tu­zio­nali per come erano ori­gi­nate, appunto da un’iniziativa legi­sla­tiva del governo anzi­ché del Par­la­mento, non pote­vano che pre­ci­pi­tare in una esau­to­ra­zione del Par­la­mento stesso.

5. Soste­nendo e approvando il Pre­si­dente della Repub­blica espone l’alta carica che rap­pre­senta al ruolo di gio­ca­tore anzi­ché di arbi­tro. Il Capo dello Stato non ha nep­pure rice­vuto per­so­nal­mente la dele­ga­zione di depu­tati e sena­tori che, in cor­teo, si è recata al Qui­ri­nale per rap­pre­sen­tar­gli la con­tra­rietà verso una deci­sione sconcertante.

Domanda finale:

Napo­li­tano è ancora il rap­pre­sen­tante di tutti gli italiani?

 

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FIlippo Limoncelli