
ROMA – Vanno a farsi benedire le rotazioni e i trasferimenti coatti dei vigili urbani, misura imposta e sbandierata dall’amministrazione Marino quale strumento indispensabile per arginare la corruzione. Principio sacrosanto (evitare che nei posti di responsabilità si rimanga troppo a lungo e incentivare il controllo reciproco) ma giuridicamente sbagliato perché, per come è stata fatta la delibera, semplicemente violava la legge.
Apprendiamo da Il Messaggero che il Tribunale del Lavoro ha infatti accolto il ricorso del sindacato dei vigili (Uil Fpl) di Roma e Lazio: il piano andava applicato “solo per il personale dirigenziale e del personale con funzioni di responsabilità”. Lo prescrive il Piano nazionale anti-corruzione, non era un segreto, si suppone lo conoscesse chiunque si occupi di amministrazione pubblica.
Eppure… Ora il Comune ha 30 giorni di tempo per aggiornare la delibera secondo i criteri stabiliti per legge e la sentenza del giudice del Lavoro. Altrimenti decade tutto l’impianto del progetto Marino e si ricomincia da capo. Viene il sospetto che lo facessero apposta, una specie di sindrome di autolesionismo tafazzista. Come tengono a puntualizzare con giustificata spietatezza i sindacati, in questi mesi varie sentenze hanno sistematicamente bocciato varie delibere inconsulte, come la cancellazione degli straordinari nei festivi infrasettimanali o la soppressione dei permessi per le visite specialistiche.