Ryanair, il risparmio sulla benzina vale l’incolumità dei passeggeri?

ROMA – Quanto si può risparmiare senza mettere a repentaglio la vita altrui? Soprattutto, anche in tempo di crisi, si può voler risparmiare la benzina su voli che portano migliaia di persone al giorno, rischiando un disastro che costerebbe la chiusura e il fallimento?

Le domande sono inerenti alla Ryanair: due giorni fa esce la notizia che la compagnia aerea low cost ha fatto due mayday in un giorno, atterrando prima del previsto, per mancanza di benzina. L’azienda si è giustificata dicendo che gli atterraggi di emergenza sono stati fatti per il maltempo e che è stato dato l’allarme (mayday) solo perché gli aerei erano andati in riserva, avendo dovuto aspettare troppo per atterrare. Il giorno dopo i sindacati dei piloti dicono la loro: l’azienda, sostengono, ci ha detto che dobbiamo risparmiare sulla benzina e non ci fa imbarcare il quantitativo che servirebbe in caso di emergenza.

Ma come? E se per disgrazia quell’emergenza ci dovesse essere, come è accaduto in Spagna, come si metterebbe l’azienda? Come potrebbe giustificare un incidente con la politica del risparmio? Soprattutto, una politica non certo lungimirante: si risparmia un po’ sul momento, ma il rischio è molto più alto. Non solo il rischio di perdere vite umane, ma anche quello che la gente non compri più biglietti o che l’azienda vada fallita dopo un disastro.

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luiss_vcontursi