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Sabrina Ferilli, dal Pci alla Raggi: “Mi piace moltissimo, ma non la fanno lavorà…”

ROMA – Sabrina Ferilli, dal Pci alla Raggi: “Mi piace moltissimo, ma non la fanno lavorà…”. A dispetto dei sondaggi secondo cui solo metà dei romani che l’hanno votata sceglierebbe ancora Virginia Raggi sindaco, Sabrina Ferilli non è assolutamente pentita. Intervistata dal Corriere della Sera, più come opinion leader che come attrice, ha rinnovato il suo gradimento lanciandosi in ardite comparazioni sociologiche tra Roma e Milano.

“Io l’ho votata con la speranza che nella mia città accadesse qualcosa di diverso: la pulizia morale, l’attenzione per la sua bellezza, la sua cultura, contro il monopolio di chi l’ha governata in passato e s’è magnato tutto, lasciandola come sta adesso. Il problema è che la sindaca non l’hanno mai fatta lavora’ in pace! Tutte le volte che ha formato una squadra, le hanno arrestato qualcuno. Si dice che Roma è un disastro e Milano è eccezionale. Te credo! Milano è grossa quanto un quartiere della Capitale, è come l’Eur! E poi a Roma c’è il Papa, la politica, i ministeri, le tv… Non basta tutto questo a ingolfarla a sufficienza?”.

Forse esagera un po’ visto che Roma, da un punto di vista demografico, misura circa il doppio di Milano. Ma da dove le deriva questo credito politico, da cui la reputazione di “pasionaria” di sinistra, di “militante irriducibile” in odore di eresia? Ferilli è figlia di un funzionario del Pci ma, attenzione, “quello vero! Quello che c’aveva un senso. Quelli di adesso sembrano le maschere di Pulcinella. Non li riconosco più! Se so’ dimenticati la matrice”. Durissima contro gli ex compagnucci, Ferilli – sposata all’attuale ad di Telecom Flavio Cattaneo, destinatario di un bonus legato ai risultati da 40 mln di euro – è orgogliosa di aver votato no al Referendum costituzionale e di sostenere i 5 Stelle. Anche se riconosce che il nuovo stadio della Roma “sarebbe una bella soddisfazione”.

Complice forse anche la vicinanza a Maria De Filippi con cui collabora al talent show Amici, evidentemente a Ferilli si riconosce l’autorevolezza necessaria per districarsi nella jungla etica proposta dalla modernità. Per cui non vuole figli perché non servono alla realizzazione individuale. E’ favorevole alla fecondazione assistita ma lei no, non la farebbe, un appoggio diciamo così un po’ sussiegoso, un po’ come dire non mi faccio le canne ma sono per liberalizzarle. L’utero in affitto la considera una “pratica strana”, ma quando c’è un figlio tutto è bello. A margine dell’imperdibile intervista, il solito ingombrante paragone con la Magnani, l’ultimo film (“Chi l’acciso”, di Maccio Capatonda), la Roma, il bikini, in politica no, non scende “perché non è un giochetto”.

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Warsamé Dini Casali