ROMA – Il presidente del Coni Giovanni Malagò invoca leggi speciali per il calcio, dopo quello che è successo nel derby Torino-Juventus: l’aggressione al pullman della Juve e la bomba carta esplosa nel settore dei tifosi granata. Non sembra molta cosa in una storia di violenza negli stadi che ha compiuto 90 anni: nel luglio 1925 tifosi di Genoa e Bologna si scontrarono a colpi di pistola alla stazione di Porta Nuova a Torino. Era l’epoca in cui “i treni arrivavano in orario”.
Ma Malagò ha annunciato un incontro con il ministro dell’Interno Angelino Alfano per “varare leggi speciali”. Ma al calcio non mancano le leggi speciali. A partire dal 1989, anno di introduzione del Daspo (Divieto di assistere alle manifestazioni sportive, in gergo “diffida) di interventi legislativi “speciali”, quasi sempre sull’onda di fatti di cronaca, ce ne sono stati ben sette: la legge 377 del 2001, la 88 del 2003, la 210 del 2005 (conversione del “decreto Pisanu”) e la 41 del 2007 (conversione del “decreto Amato”), la 146 del 2014. E a questi va aggiunta la circolare ministeriale del 2010 con la quale l’allora ministro Roberto Maroni ha introdotto la tessera del tifoso.
Tessera alla quale i tifosi juventini hanno aderito subito e in massa. Ma che non ha spezzato, soprattutto nelle curve delle tifoserie più grandi (Juve, Milan, Inter, Roma) quei legami fra società e alcuni gruppi ultrà che spiega come mai, nonostante mille leggi e mille tornelli, al bambino viene sequestrata la bottiglietta d’acqua ma a qualcun altro non viene controllata la bomba carta. Non bisogna fare leggi speciali, basterebbe applicare quelle che già ci sono.