ROMA – Se anche la Chiesa, ci invita a non pagare le tasse… forse nella nostra società c’è qualcosa che non va. A parte che la Chiesa,ricordiamolo, è quasi esentasse nel nostro Paese… Spieghiamoci meglio: Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, ha scritto per il Sole 24 Ore di domenica 6 maggio, la domenica del voto, un articolo intitolato: “Pagare le tasse è un dovere etico, purché siano eque”. Il ragionamento è complesso e articolato e anche un po’ da prete, ma merita leggere parte dell’intervento.
“Stringere la cinghia quando le cose vanno male è giusto: lo sa ogni famiglia responsabile – scrive Bruno Forte – Lo sanno in generale gli italiani, popolo di lavoratori e di risparmiatori, la cui notevole capacità produttiva è basata sulla qualità del lavoro, sull’affidabilità delle competenze, sulla capacità di pensare al futuro misurando l’oggi sul domani. Dunque, è comprensibile come la terapia d’urto del governo salva-Italia non abbia di per sé provocato quel rigetto immediato e generalizzato, che alcune frange estreme avrebbero voluto e sperato. È comunque in atto una ricerca della misura legata al principio di equità, ampiamente richiesta dai più: ne sono prova i disagi di queste settimane intorno alle proposte avanzate per uscire dalla crisi e promuovere la crescita, riscontrabili fra le stesse forze politiche che sostengono il premier. È questo senso della misura fra rigore, equità e sviluppo che vale la pena di esplorare brevemente, soprattutto nel suo profilo etico“.
“Sono tre i principi cui vorrei accennare – dice ancora – Il dovere morale di pagare le tasse; l’esigenza etico-sociale che esse siano eque; l’affidabilità delle garanzie offerte da chi governa e dal quadro economico-politico generale circa il buon uso del denaro pubblico. Che pagare le tasse sia un preciso dovere morale dovrebbe essere un’evidenza (…) l’evasione fiscale è una forma di furto al bene di tutti, una colpa morale frutto di egoismo e di avidità. Affermato il dovere morale di pagare le tasse, occorre richiamare un secondo principio non meno importante: che le tasse siano eque!“.
Qui arriva il punto in cui l’arcivescovo sembra aprire all’evasione fiscale in caso di povertà: “Dove il bene comune è minato da una crisi socio-economica generale – come sta avvenendo ora nel “villaggio globale” e nel nostro Paese in particolare – è giusto che sacrifici siano fatti da tutti. Sul piano soggettivo, tuttavia, essi vanno commisurati alle effettive risorse e possibilità di ciascuno: chiedere a tutti lo stesso prezzo secondo un apparente criterio di giusta ripartizione, è in realtà somma ingiustizia. (…) Occorrono dunque un’azione di governo e una volontà politica dichiarata e trasparente che diano ai cittadini il senso dell’affidabilità di chi gestirà di fatto le risorse provenienti dal contributo di ciascuno. Anche così l’etica viene a salvare l’economia: e il sussulto morale più volte richiesto appare più che mai urgenza indilazionabile, disattendendo alla quale si compromette l’avvenire di tutti“.