MILANO – Umberto Bossi come Stalin, come Saddam Hussein… come un capo che si è venerato ma che ora si vuole rimuovere. Non solo dal posto di comando ma anche dalle immagini di partito, e magari anche dalla memoria di partito. Sembra iniziata nel Carroccio, in grande stile post-dittatoriale, la rimozione dell’immagine del Gran Capo. Ecco allora che parte l’operazione “revisionismo”: per alcuni giorni dal sito della Lega scompare l’effige, o meglio la gigantografia, del Senatur con sigaro in bocca e sulle pagine della Padania vengono pubblicate foto ritoccate in cui come d’incanto gli esponenti “bossiani” vengono sostituiti da quelli “maroniani”. E’ l’inizio di una nuova epoca e il primo segnale sono proprio i simboli.
Per qualche giorno sul sito www.leganord.org si sono viste solo foto trionfalistiche del neo leader Roberto Maroni. E quella di Umberto Bossi che ha da sempre campeggiato in posizione preminente sul sito del Carroccio? Per giorni non se n’è vista nemmeno l’ombra. Questo finché qualcuno non ha alzato il dito e si è effettuata un operazione di “restaurazione”, facendo tornare il faccione del Senatur a campeggiare come di consueto sul sito del partito. Ma l’effetto comunicativo della rimozione rimane potente e chiarissimo.
Secondo indizio di come le cose nella Lega sono sempre più destinate a cambiare: sulle pagine della Padania la scorsa settimana è stata pubblicata una fotografia di gruppo in cui i bossiani sono stati sostituiti dai maroniani: al posto di Luciano Bresciani e della sudtirolese Elena Artioli compare il vicepresidente della Lombardia Andrea Gibelli, che non era nemmeno presente nella cerimonia in cui era stata scattata l’istantanea.