ROMA – La signorina Silvani ha ormai 78 anni. Ma continua ad essere nei cuori di intere generazioni. Come ha dimostrato il conduttore di SkyTg24 Alessio Viola, che l’ha incontrata in aeroporto e l’ha portata ad omaggiare una celebre scena di Fantozzi.
Ma Anna Maria Mazzamauro, in realtà, è molto più della signorina Silvani, l’impiegata vamp della serie di film dedicati al ragionier Ugo Fantozzi-Paolo Villaggio.
Nata a Roma il primo dicembre del 1938, Mazzamauro ha un background prima di tutto da attrice teatrale e caratteristica, anche se a renderla celebre tra il grande pubblico è stata proprio l’interpretazione per la serie di Fantozzi, che le ha portato anche una nomination al Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista nel 1994 per Fantozzi in paradiso.
Del resto lo ha raccontato lei stessa in una intervista a Claudia Casiraghi per Vanity Fair del 2015:
“Con la signorina Silvani ho ottenuto una popolarità che in teatro non avrei saggiato nemmeno in duecento anni. Le sono grata, infinitamente grata per questo. Quel che mi infastidisce – lo metta tra virgolette o trovi un sinonimo, veda lei – è che di lì in poi io non sono più stata altro. Non al cinema almeno, dove all’attore non è dato di fare tutto quel per cui è portato. Io sono brava, avrei potuto fare altro.
(…) Amo il mio Paese in tutte le sue orrendezze. È solo che gli italiani si affezionano ad un personaggio come ad una persona reale. E pretendono lealtà, quasi fosse un matrimonio. Oggi, grazie al teatro dove ho potuto essere il Cyrano de Bergerac così come Anna Magnani, la signorina Silvani si è trasformata in un dagherrotipo. S’è fatta marroncina, sfumando in un ricordo al pari delle vecchie fotografie di famiglia”.
Lei, così amata, è diventata un personaggio archetipico. Ma, nell’era della rivoluzione sessuale, chi era davvero la signorina Silvani?
“Una donna sola, ma non sufficientemente intelligente da trasformare la propria solitudine in singolarità. Nasciamo tutti soli, alla ricerca di qualcuno cui tendere la mano. Lei, a differenza di altri, non lo manifestava e in questa apparente forza stava il suo fascino. A me, come a tanti miei colleghi, ha salvato il mestiere di attoreDel teatro continua ad essere un’assidua frequentatrice. Dal cinema, invece, manca da anni. Perché?
“Io ho una figlia soltanto. Mi è riuscita così bene che non ho osato farne un’altra. Al cinema è lo stesso. La Silvani mi è riuscita bene, e purtroppo di lì in poi i produttori presbiti non sono riusciti a capire che avrei potuto fare altro. Mi offrivano ruoli da racchia, moglie cozza tradita dal proprio marito. Io rispondevo: “Ma fateveli voi, fateli fare a vostra sorella”. Non mi è mai andato di mortificarmi. Sono una donna atipica; brutto è ciò che è volgare, sporco”.Delle sue colleghe, però, è una delle poche a non aver messo mano al bisturi…
“E certo! Avessi cominciato a rifarmi, non avrei finito più. Mi piace l’idea che un giorno le mie rughe, al pari dei cerchi in una quercia, possano mostrare i miei anni. Inoltre, credo che la bruttezza sulla bellezza abbia un vantaggio: dura. Le mie colleghe, ex bellone, non hanno sopportato il tracollo e giù di taglia-e-cuci. Io sono sempre stata “brutta”. E allora?”.