Dl Dignità, Di Maio grida al complotto: "Manomesso dalle lobby". E M5s annuncia "purghe" al Mef
ROMA – Sarebbero stati i poteri forti a manomettere la relazione che accompagna il decreto Dignità. Ne è convinto Luigi Di Maio secondo il quale gli 8 mila posti di lavoro in meno previsti dai tecnici sono una invenzione, anzi una “manomissione delle lobby”. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play]
In un video apparso su Facebook il super Ministro del Lavoro evoca un vero e proprio complotto: “Quel numero, che per me non ha alcuna validità, è apparso la notte prima che il dl venisse inviato al Quirinale. Non è un numero messo dai miei ministeri o altri ministri”. La verità è che “questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi”, aggiunge Di Maio.
La stretta sui contratti a tempo e su quelli in somministrazione, è stato scritto nella relazione, avrà come effetto quello di ridurne 3.300 nel 2018 e poi 8 mila ogni anno a partire dal 2019. Ma Di Maio smentisce categoricamente quelle cifre: “Il tema è: c’è un tot di contratti a tempo determinato e la relazione dice che in Italia, su quel tot, per effetto di questo decreto se ne perderanno 8mila. Ma perché nella relazione non c’è scritto invece quanti contratti a tempo indeterminato nasceranno per effetto della stretta sui contratti a tempo determinato, visto che aumenteremo gli incentivi sull’indeterminato?”
Fin qui solo la solita retorica grillina, ma quel che spaventa sono le minacce che arrivano da fonti qualificate dei 5 Stelle. La volontà di “fare pulizia” nella Ragioneria dello Stato e al ministero dell’Economia. Quella tabella “spuntata di notte” sugli 8000 posti in meno viene ritenuta un episodio “gravissimo”: il sospetto è che ci siano responsabilità di uomini vicini alla squadra dell’ex ministro Pd Pier Carlo Padoan. E la soluzione paventata dai 5 Stelle è uno spoil system per “togliere dai posti chiave chi mira a ledere l’operato di governo e M5s. Abbiamo bisogno di persone di fiducia, non di vipere”, dicono. Tradotto: purgheranno i ministeri.
Parole che a Ministero dell’Economia non hanno preso affatto bene. “Le relazioni tecniche sono presentate insieme ai provvedimenti dalle amministrazioni proponenti – dicono fonti di via XX Settembre – così anche nel caso del decreto dignità, giunto al Mef corredato di relazione con tutti i dati, compreso quello sugli effetti sui contratti di lavoro della stretta anti-precari”, dicono fonti del Ministero dell’Economia, aggiungendo che “la Ragioneria generale dello Stato prende atto dei dati riportati nella relazione per valutare oneri e coperture”.
Insomma – è la versione del Mef – non c’è stato alcun intervento esterno. La cifra “incriminata”, i famosi 8 mila posti di lavoro, era già presente nel testo arrivato dal ministero dello Sviluppo. Stima peraltro, ricordano le stesse fonti, che è frutto di un’elaborazione dell’Inps.