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IL CAIRO (EGITTO) – Anche dopo la caduta di Hosni Mubarak, le violazioni dei diritti umani e l’uso eccessivo della forza da parte delle autorità di sicurezza sono continuati in Egitto. È quanto denuncia Amnesty International, che oggi ha pubblicato due rapporti in merito, i quali, scrive l’organizzazione, “documentano uccisioni illegali, uso eccessivo della forza (compreso l’impiego di munizioni letali contro i manifestanti), torture e maltrattamenti verificatisi nei 16 mesi di governo del Consiglio supremo delle forze armate (Scaf)”. Amnesty chiede quindi al presidente Mohamed Morsi di “affrontare il lascito di sangue prodotto dalla polizia e dall’esercito dell’Egitto e garantire che nessuno sia più al di sopra della legge”.
Il primo rapporto, dal titolo ‘Brutalità impunita e incontrollata. L’esercito egiziano uccide e tortura impunemente i manifestanti’, si concentra su tre episodi di violenza avvenuti al Cairo: le proteste di fronte al palazzo Maspero, nell’ottobre 2011, in cui morirono 27 manifestanti, per lo più copti; la manifestazione davanti alla sede del governo, nel dicembre 2011, in cui morirono 17 persone; e il sit-in di Abbaseya, del maggio 2012, dove si registrarono almeno 12 vittime. Il secondo, ‘Forze della repressione: la polizia egiziana e la necessità di riforme’, denuncia l’impunità delle tre principali forze di polizia e si concentra, a sua volta, su tre esempi: gli scontri di via Mohamed Mahmoud, presso la sede del ministero dell’Interno, nel novembre 2011; le proteste successive all’uccisione di tifosi della squadra di calcio dell’Al-Ahly, nel febbraio 2012; e gli scontri nella zona delle Nile City Towers, nell’agosto 2012.
“Se i soldati responsabili di uccisioni, ferimenti e altre violazioni dei diritti umani dei manifestanti non saranno giudicati da un tribunale civile e indipendente – dichiara Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International – le vittime non otterranno giustizia e gli autori dei precedenti crimini si sentiranno autorizzati a ripetere le loro azioni senza timore di essere puniti”. Le persone che hanno preso parte alle manifestazioni, scrive ancora l’organizzazione, sono stati vittima di brutali pestaggi, minacciati di stupro e stuprati, torturati con la corrente elettrica. Migliaia di persone sono comparse di fronte ai tribunali militari. I rapporti in particolare si concentrano sulla brutale risposta della polizia nei confronti dei manifestanti, sull’uso della tortura sui detenuti e sul “disprezzo mostrato nei confronti della legge”.
I documenti ricordano inoltre l’istituzione, a luglio, da parte del presidente Morsi, di un comitato d’indagine su tutte le uccisioni e i ferimenti verificatisi durante il periodo della giunta militare. Secondo Amnesty, tuttavia, l’organismo ha troppo poco tempo a disposizione per lavorare e chiede più poteri e risorse per ascoltare testimoni e pubblici ufficiali. Necessaria sarebbe inoltre, secondo l’organizzazione, una profonda riforma del sistema che regola le forze armate. “Per ripristinare la fiducia delle persone nei confronti delle forze di polizia egiziane – continua Sahraoui – occorrono grandi riforme che portino la polizia ad avere procedure operative, di reclutamento e di addestramento basate fermamente sugli standard internazionali e a essere sottoposta a un controllo indipendente”.