ATENE – Alexis Tsipras, leader della sinistra radicale, rinuncia a formare il suo governo. Altra fumata nera nella frenetica ricerca in Grecia di una coalizione di governo che possa riportare un po’ di stabilita’ nel Paese. La Grecia è ancora nel caos dopo le elezioni di domenica, che hanno provocato il crollo dei due partiti tradizionali. E lo spettro di un nuovo ritorno alle urne a giugno si fa sempre piu’ concreto.
Dopo il naufragio del tentativo Antonis Samaras, leader conservatore di Nea Dimocratia, in serata e’ stato il capo della sinistra radicale Alexis Tsipras a gettare la spugna, abbandonando l’irrealizzabile progetto di formare una coalizione ‘anti Memorandum’ di tutte le sinistre. ”Non possiamo realizzare il nostro sogno di formare un governo di sinistra. Domani rimetterò il mandato al presidente della Repubblica”, ha mestamente annunciato Tsipras.
La Grecia e’ pero’ sull’orlo del baratro perche’ senza un governo credibile con cui presentarsi ai creditori, questi – e la Merkel e’ stata chiara – bloccheranno i prestiti gia’ concessi (anche se domani dovrebbero arrivare 4,2 miliardi della prossima tranche di aiuti europei). Con il rischio che lo Stato ellenico, fra pochi mesi, non avra’ il denaro per pagare stipendi e pensioni.
Consapevole di cio’, Alexis Tsipras – leader della Coalizione delle Sinistre radicali (Syriza) impegnatosi oggi per il secondo giorno nelle consultazioni con i leader degli altri partiti – ha cercato persino l’appoggio del neo presidente francese Francois Hollande, chiedendogli pubblicamente un incontro. La sua speranza si e’ pero’ infranta contro il rigido protocollo dell’Eliseo che non consente al capo di Stato francese di ricevere leader di partiti.
Che i colloqui intrapresi oggi da Tsipras non andassero per il verso giusto si era gia’ capito al termine dell’incontro con Panos Kammenos, il leader dei Greci Indipendenti (33 seggi alle ultime elezioni). “Non c’e’ niente da fare, non abbiamo la maggioranza – ha detto Kammenos -. Abbiamo constatato che non c’e’ il numero sufficiente di deputati dello schieramento anti-Memorandum per costituire una maggioranza. Quindi non possiamo andare avanti e tutto e’ rinviato alla riunione che i leader dei partiti avranno presto con il capo dello Stato”.
Concetto che e’ stato ribadito poco piu’ di un’ora dopo anche dal leader del Pasok, Evangelos Venizelos, il quale ha detto senza mezzi termini che “al momento attuale non ci sono possibilita’ di formare un governo di coalizione”. Tsipras, ha detto Venizelos, ha ripetuto le sue due ipotesi di lavoro: o una coalizione Syriza-Nea Dimocratia-Pasok oppure Syriza al governo con l’appoggio esterno degli altri due partiti. “I colloqui devono continuare – ha detto il leader del Pasok – per evitare che il Paese debba tornare alle urne” ed ha affermato che la miglior soluzione per la Grecia, che si trova in una situazione “pericolosa”, è un governo di unità nazionale a favore della permanenza nell’euro. L’uscita dall’euro, ha avvertito Venizelos, significherebbe “povertà di massa”.
Del tutto inutile, invece, e’ stato l’incontro tra il leader di Nea Dimocratia, Antonis Samaras, e Tsipras, l’ultimo della giornata. Il colloquio e’ durato meno di 15 minuti. Parlando  ai giornalisti, Samaras ha detto che il leader di Syriza in effetti non vuole ritrattare il Memorandum ma intende rifiutarlo del tutto. “Ma Nea Dimocratia – ha ricordato Samaras – e’ un partito filo-europeista e faremo di tutto per far rimanere la Grecia in Europa e nell’eurozona”.
A fine giornata è arrivato infine un comunicato diffuso dal partito comunista di Grecia (Kke) in cui la sua leader, Aleka Papariga, chiede “il ricorso immediato” a nuove consultazioni in risposta al caos politico che ormai regna in Grecia.  Domani alle 13 Tsipras rimettera’ il mandato al presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, il quale lo affidera’ a Venizelos (Pasok, arrivato terzo alle urne dopo Nea Dimocratia e Syriza) che a sua volta avviera’ subito nuove consultazioni alla ricerca di una formula per formare il governo. Ma anche quel tentativo, a meno di colpi di scena, e’ destinato a naufragare. E in Europa sono ormai sempre di piu’ quelli che vedono per Atene un futuro lontano dalla moneta unica.