PRETORIA – Non solo omicidio, ma omicidio premeditato: è questa l’accusa che pende su Oscar Pistorius, passato dall’oro delle paraolimpiadi al fango della violenza su una donna, la sua donna. Secondo l’accusa, Pistorius voleva uccidere la sua bellissima fidanzata Reeva Steenkamp.
Ad avvalorare la tesi della violenza c’è la richiesta di sei armi pesanti, tra pistole di grosso calibro e fucili, fatta dall’atleta lo scorso gennaio: un fucile Maverick, un fucile Mossberg, un fucile Winchester, una carabina Vextor 223, una pistola Smith & Wesson 500 e una pistola 38 Special.
Eppure l’uomo con la casa piena di armi e mazze da cricket piange ancora quando compare davanti al giudice del Tribunale di Pretoria. Accusato di aver sparato quattro colpi alla sua fidanzata la notte di San Valentino, secondo il suo avvocato, però, non pensava che dietro la porta a vetri del bagno ci fosse Reeva. ”Non ho voluto ucciderla, lo affermo nella maniera più categorica possibile. Ci amavamo alla follia”, ha detto l’ex eroe tra le lacrime.
La difesa continua a sostenere che Pistorius abbia sparato pensando ci fosse un ladro in casa. Lui stesso ha detto di aver rotto il vetro con la mazza da cricket dopo essersi accorto di aver sparato contro di lei, e poi di aver tentato di rianimarla.
Ma perché, è la domanda del pm, un ladro si dovrebbe chiudere in bagno?