GAZA – Israele sta progettando di costruire un’isola artificiale di fronte alle coste di Gaza, con un porto e un aeroporto, il cui obiettivo sarebbe quello di ricollegare i palestinesi con il resto del mondo. Il costo dell’opera è stimato sui 5 miliardi di dollari.
Il Gabinetto di sicurezza del governo israeliano sta discutendo la proposta, sostenuta dal primo ministro Benjamin Netanyahu. L’isola artificiale di otto chilometri quadrati sarà collegata a Gaza da un ponte lungo cinque chilometri e comprenderà un aeroporto, un porto marittimo e un porto turistico.
Yisrael Katz, ministro israeliano dei trasporti, ha affermato che Israele non ha alcuna obiezione ad attenuare il blocco di Gaza a condizione che siano soddisfatte le esigenze di sicurezza. Israele dovrebbe supervisionare i controlli di sicurezza, ma l’isola sarebbe comunque gestita dai palestinesi e dalla comunità internazionale.
“Non credo sia giusto bloccare due milioni di persone senza collegamento con il mondo”. “Israele non ha interesse a rendere la vita più difficile alla popolazione. Ma a causa di problemi di sicurezza, a Gaza non possiamo costruire un aeroporto o un porto marittimo”.
L’ingresso alla Striscia Gaza è bloccato da Israele e dall’Egitto dopo che Hamas, nel 2007 ha preso il potere. Il blocco è tuttora in vigore in quanto impedisce che le armi raggiungano il gruppo militante Islamico ma gli oppositori, sostengono che la chiusura equivale a una punizione collettiva di 1,8 milioni di abitanti di Gaza.
E’ consentito soltanto l’ingresso di circa 800 camion carichi di merci al giorno, attraverso un passaggio, ma i gruppi umanitari e funzionari delle Nazioni Unite affermano che non sono sufficienti a garantire i bisogni della popolazione palestinese.
Katz ha affermato che l’isola artificiale sarebbe realizzata in acque internazionali e potrebbe offrire ai palestinesi, l’indipendenza economica. Gli Stati Uniti, che ritengono Hamas sia un’organizzazione terrorista, sono stati informati della proposta.
Katz ha detto di sperare che l’establishment della sicurezza israeliano sostenga il piano e che si arrivi presto al voto. In seguito, gli organismi internazionali dovrebbero essere coinvolti nella realizzazione e nel finanziamento.
Israele, che non negozierà direttamente con Hamas, ritiene che l’Autorità palestinese filo-occidentale sarebbe favorevole al progetto ma al momento i funzionari palestinesi non hanno rilasciato commenti.
Mokhamir Abu Sa’da, professore alla Al-Zahar University di Gaza, ha dichiarato al Washington Post:”L’apertura di un porto e di un aeroporto aiuterebbe Gaza a porre fine all’assedio, la gente potrà viaggiare, le merci potranno essere facilmente esportate e importate dall’estero”.
“Se andiamo ora in strada a parlare con la gente comune, sono sicuro che accetterebbe e ne sarebbe felice. Dopo 10 anni di blocco, tre guerre e difficoltà quotidiane, le persone cercano una speranza”.