PRETORIA – Oscar Pistorius in Tribunale senza protesi: gli avvocati della difesa hanno voluto che mostrasse come si muove senza le gambe artificiali, come quella notte del 14 febbraio del 2013, quando si alzò dal letto, prese la pistola che aveva sul comodino e fece fuoco contro la porta chiusa del bagno dopo aver sentito dei rumori, pensando che si trattasse di ladri, e non della fidanzata che era con lui in quella casa quella notte. Così morì Reeva Steenkamp.
Gli avvocati hanno voluto farlo sfilare in aula senza protesi per simulare i suoi movimenti di quella notte e per chiedere l’affidamento del loro assistito ai servizi sociali. Ma ovviamente la scena è stata molto pesante e ha lasciato tutti senza parole, mentre lo stesso Pistorius è poi scoppiato in lacrime.
Già quella di ieri, 14 giugno, era stata una seduta molto toccante, con l’intervento del padre di Reeva, Barry Steenkamp nella sua prima deposizione in aula ha ribadito che Pistorius “deve pagare” per quello che ha fatto, aggiungendo che un giorno gli parlerà a quattr’occhi, ma che l’eventuale perdono personale non lo assolve della sua colpa né lo esenta dalla pena.
L’uomo, 73 anni, che non poté testimoniare durante i dibattimenti processuali per i postumi di un ictus, è stato sentito insieme ad altri testi dalla Corte d’Appello di Pretoria, che a breve emetterà la sentenza nei confronti di ‘Blade Runner’, dopo averlo giudicato lo scorso dicembre colpevole di “omicidio volontario”, ribaltando il verdetto di omicidio “colposo” emerso in primo grado due anni fa.
In primo grado l’atleta paralimpico era stato condannato a cinque anni di reclusione per omicidio volontario. L’anno scorso il verdetto è stato ribaltato dalla Corte d’Appello: omicidio volontario e 15 anni di reclusione. Adesso toccherà alla Corte Suprema dire l’ultima parola sulla vicenda il 6 luglio prossimo.
Il pm Gerrie Nel, rappresentante dell’accusa, ha chiesto 15 anni di carcere per Pistorius, affermando che la Corte non può esimersi dall’applicare la pena minima prevista dal Codice penale sudafricano per l’omicidio volontario, che è appunto di 15 anni. Anche se il giudice può ridurre la pena minima nel caso emergano nel dibattimento siano motivi evidenti e persuasivi che lo impongano. “Le nostre corti – ha detto Nel in aula – hanno il dovere di comminare la pena minima”.
(Foto Ansa)